Author Archives: Vanni La Guardia

PRODOTTO NON CONFORME – VALERIA VAGLIO – MELANIE EFREM – MAYA – THE MIRRORS – GEA – DILAILA – IL PASTO NUDO

<PRODOTTO NON CONFORME – O.R.A.
Punk-rock senza compromessi quello proposto dai toscani P.N.C., evidenti le influenze di Derozer e Punkreas, testi rivoltosi e impegnati, riff grezzi e ritmiche serrate, voci “sgarbate”…insomma ci sono tutti gli elementi perché i canoni del genere siano perfettamente rispettati. Cd consigliato a tutti coloro che amano i gruppi succitati: O.R.A. mi piace, mi fa venire voglia di andar per concerti, i ragazzi ci sanno fare (anche con i rutti, vedi ghost).
VALERIA VAGLIO – DEMO
La chitarra di Valeria Vaglio disegna raffinate traiettorie impastate di blues, pop e jazz (avete presente il Pino Daniele più verace?), alchimia perfetta per la sua voce caldissima. Un curriculum di tutto rispetto spiega tale maestria: nel 2000 frequenta l'”Accademia della canzone di Sanremo”, nel 2001 lo stage di percussioni del M° Aissa Doghman ad Annaba (Algeria), nel 2002 è ammessa al Centro Europeo di Toscolano diretto da Mogol…In queste cinque tracce Valeria mette in mostra un’ottima padronanza dello strumento (“Bersaglio in movimento”), nonché liriche di qualità.
MELANIE EFREM – IL SOGNO DI IRMA
Ed eccomi qui ad ascoltare il full lenght dei ME, dopo aver già apprezzato il loro precedente demo. La lezione dei Marlene Kuntz targati “Il vile” oppure “Ho ucciso paranoia” (anche i ME sono piemontesi) innerva le 7 composizioni de “Il sogno di Irma” ma, come spesso mi capita di dire, considerata la difficoltà di inventare qualcosa di autenticamente nuovo, gli accostamenti non si tramutano necessariamente in note di demerito se, come in questo caso, la rielaborazione è adeguatamente personale e convincente: “Come a voi conviene” (con i suoi lievi innesti elettronici) e “I miei giorni surreali” sono grandi pezzi.
MAYA – LOST CONNECTION
Innanzitutto: grandi suoni (anche la produzione vuole la sua parte) e packaging professionale. Mi colpisce di primo acchito l’abilità dei Maya nel coordinare impatto sonoro micidiale e melodia mai banale, questo anche grazie ad arrangiamenti azzeccati e a voce e cori impeccabili. Pensate a Staind, Nickelback, Garbage o Weezer, giusto per avere dei riferimenti. Bellissimo lavoro, dal primo all’ultimo pezzo, compresa la riuscita cover elettro-acustica di “Sweet dreams”.
THE MIRRORS – THE GREAT ILLUSION
Dai Kinks ai Pink Floyd, passando per i Charlatans: in mezzo ci sono i Mirrors da Milano, 4 ragazzi evidentemente cresciuti consumando i dischi dei fertilissimi anni Settanta. 14 brani per 1 ora e 18 minuti (!) di rock psichedelico, brani lunghi anche fino a 8 minuti, suoni e voci dilatati, elegantemente circolari e ipnotici. Fossero nati a Londra? Intanto io continuo a far girare il dischetto in un viaggio variopinto e fumoso.
GEA – BAILAMME GENERALE
One Dimensional Man o il Pianto di Rachel Cattiva vi dicono qualcosa? Allora ascoltatevi “Bailamme generale” dei Gea (un tempo Bug). Sferzate di rumorismo, assalti gonfi di volume, ritmiche sbilenche e nervose, intelligente ricerca testuale (“Sigaretta serale sul balcone”, “Agro o dolce?”). Il disco esce per Ilrenonsidiverte, è registrato da Giulio Favero e ha tutte le carte in regola per dare il giusto seguito (e coronamento) a quanto già i Gea hanno prodotto in passato: “Ruggine”, cd uscito per Santeria forte del programmatissimo singolo “Ancora in viaggio” e “Ssssh…blam!”, opere sempre accolte dagli entusiasmi di pubblico e critica.
DILAILA – MUSICA PER ROBOT
Siamo ancora in casa Ilrenonsidiverte e di robotico qui non c’è nulla. Suoni soffici e malinconici, testi romanticamente intimi e una voce che entra nell’anima fanno pensare piuttosto a tutta la fragilità che ci assale quando all’improvviso lanciamo gli occhi al cielo. In passato in orbita BMG Ricordi, vincitori del trofeo TIM Roxy Bar e ospiti di Supersonic (MTV), i 6 ragazzi dei Dilaila mettono a frutto tali esperienze proponendo una formula in cui sono ottimamente dosate psichedelia e pop melodico.
IL PASTO NUDO – 20.05
Il Pasto Nudo suona stoner allo stato brado irrobustito da testi in italiano crudi e rabbiosi urlati da un canto al vetriolo che pare portarsi dietro frammenti di corde vocali quando esplode. I QOTSA più duri e puri (ma anche qualche richiamo ai Soundgarden intransigenti degli esordi) possono aiutare a dare un’idea del sound dei quattro pugliesi: molto valido il lavoro delle chitarre al limite della saturazione e di una sezione ritmica tempestosa. Potenza elettrica scatenata senza compromessi. [Read more...]

SPLEEN CARESS, ABLEPSYA, THE WETFINGER OPERATION, MALEDIA, ALKEMIA, WILLIAM RED ROSSI, STURM UND DRANG

SPLEEN CARESS – SPLEEN CARESS
Se vi piacciono i Cure di “Kiss me kiss me kiss me” fate vostro questo disco. Non penso con questo incipit di fare torto al gruppo di Chieti, oscurandone personalità e peculiarità proprie, i riferimenti sono evidenti ma questo non è necessariamente un male. Sia perché bisogna partire dal presupposto che oggi creare qualcosa di originale a tutto tondo o semplicemente innovativo è davvero complicato, sia perché gli arrangiamenti, forti di sporadici sprazzi elettronici campionati, elevano la cifra accattivante della produzione. Qualcuno ha elaborato un algoritmo che dimostra che le combinazioni possibili fra le note convenzionali sono state tutte già incrociate e proposte, gli Spleen Caress ci dimostrano che si può lavorare anche sull’arrangiamento con gusto sobrio ma al contempo ficcante e convincente. Canzoni come “Have you ever danced…?” e “Waves” stanno lì a dimostrarlo.
ABLEPSYA – NASCITA
Chi ha amato i Kleinkief di “Colori dolciumi fotocopie” o i Marlene Kuntz schiumanti degli esordi, potrà forse trovarne tracce nel secondo lavoro dei pugliesi Ablepsya. Il trio dedica anima e corpo alle dissonanze, all’elettricità torbida e contorta, alla parola delirante, malaticcia ed alienata. L’età media della band fa ben sperare perché inevitabilmente scatteranno dei percorsi di ricerca di maggiore personalizzazione del sound e dell’attitudine ma bisogna dire che già con “Nascita” gli Ablepsya dimostrano un valore evidente e scalpitante. Efficaci le alternanze di arpeggi sghembi e scariche elettrificate, apprezzabili le strutture nervose dei pezzi (“T.I_C” e “Lana” su tutte), da correggere alcune imprecisioni nell’intonazione vocale ma davvero questo è un fattore trascurabile a fronte di un potenziale incandescente.
THE WETFINGER OPERATION – THE WETFINGER OPERATION
Rock-wave romantico e sognante, sonorità eleganti e vellutate, una voce ora accoccolata, ora spigolosa: sono queste le caratteristiche principali dei veneti Wetfinger Operation. “Stars in your eyes” apre degnamente il percorso attraverso il quale si snodano 11 brani autoprodotti che fanno seguito al demo “Vol. 1”, demo del mese su Rumore n° 147 e già recensito dal sottoscritto per Sulpalco in “Sensazioni”. In un periodo in cui la scena new wave pare avere trovato nuovo slancio con band quali Interpol, Franz Ferdinand e Bloc Party, i Wetfinger Operation possono spiccare il volo perché hanno fatto uno scatto in avanti, suonano convinti e puliti, ammaliano. Pezzi come “Lust days of april” o “Bondage before breakfast” trasudano classe. Complimenti.
MALEDIA – BLACK HEAVEN
I tre pezzi di questo demo dichiarano apertamente gli intenti dei Maledia: scrivere e suonare pezzi di chiarissima ispirazione gothic-metal. Le tastiere tendono a dare respiro e magnificenza ai pezzi sostenuti da robusti riff distorti e da una sezione ritmica disciplinatamente secca. La voce femminile amplia lo spettro delle dinamiche dei pezzi. Leggendo biografia e curriculum si apprezza la determinazione di questi ragazzi, la voglia di emergere superando ogni ostacolo. Il mio umile consiglio è di trovare la propria identità allargando gli ascolti anche a generi non propriamente inquadrabili nella formula proposta. I presupposti ci sono tutti. In bocca al lupo.
ALKEMIA – PROMO 2005
Quartetto romano di recente formazione (gennaio 2005), può già vantare un vasto repertorio da cui sono attinte le versioni promozionali dei quattro pezzi in mio possesso. Mi colpisce molto l’idea che gli Alkemia hanno dell'”ascoltatore”: lo considerano “compositore attivo tramite le sue reazioni”. Penso che questo approccio sia molto importante per chi, come gli Alkemia, fa confluire nel proprio rock sound molteplici input, in un contesto pieno di stimoli perché work in progress. I risultati sono davvero apprezzabilissimi. Colpisce immediatamente la versatilità del cantante, le cui modulazioni vocali comunicano un ventaglio di stati d’animo avvolgente e penetrante (e questo mi porta ad avvertire echi di Negramaro). Le composizioni sono mature ed eterogenee grazie al grande lavoro svolto dalle chitarre, la sezione ritmica è piacevolmente camaleontica in ogni passaggio di atmosfera e sonorità. Bravi, molto bravi.
WILLIAM RED ROSSI – THREE
Eclettico e prolifico artista, WRR. Madre spagnola, padre italiano, nato in Francia e residente attualmente in Svizzera. Pare quasi che tale “girandola biologica” abbia segnato l’eterogeneità dell’estro e della conseguente proposta artistica di Rossi. La sua chitarra multieffettata s’intreccia a synth e programmazioni con una certa disinvoltura, la sua voce campeggia sicura e screziata di sfumature che vanno dalla rabbia alla dolcezza, affrescando paesaggi multiformi. E’ ammissibile che nell’arco dei 12 pezzi proposti ci siano leggeri cali di tensione,come anche è comprensibile che gli input divaricati che provengono dall’ascolto di “Three” (dal rock all’elettronica, dal pop a dimensioni simil-unplugged) possono disorientare e rendere faticosa la ricerca di un univoco marchio di fabbrica, tuttavia questo cd convince per composizioni e arrangiamenti raffinati e assai ben eseguiti.
STURM UND DRANG – CECNJA’
Gli Sturm und Drang rappresentano quello che, con un aggettivo troppo spesso abusato (e altrettanto spesso tradito dagli eventi futuri), può definirsi un gruppo “impegnato”. A cominciare dal titolo di questo lavoro si capisce che i ragazzi puntano moltissimo (e con ottimi risultati in termini di gusto e originalità) sul contenuto testuale. Musicalmente, considerando la giovane età, non sono affatto male. Anzi, il refrain di “Cecnjà” (Cecenia), è davvero evocativo, e più in generale gli arrangiamenti dei 4 pezzi contenuti nel cd sono sospesi tra il folk e il combat-rock. Una registrazione di qualità superiore avrebbe reso maggiore giustizia agli Sturm und Drang che tuttavia, considerando i presupposti, hanno un futuro fertile davanti. [Read more...]

RED NEON CITY, MELANIE EFREM, OLOFERNE, WARCHILD

Per la seconda volta ho il piacere di recensire un lavoro dei Red Neon City, progetto musicale milanese che risponde al solo ed unico nome di Geppi Cuscito. L’iniziale “Stop breathing” strizza l’occhio alle sonorità dei Depeche Mode di Ultra, poi il dischetto continua a girare e, una dopo l’altra, le 5 rimanenti tracce prendono possesso dello spazio. E sì, perchè sono tentato di richiamare la musique d’ameublement di Erik Satie o l’environmental music di John Cage o, ancora, l’ambient music tanto cara a Brian Eno, per fotografare le suggestioni affrescate da questi suoni liquidi, vagamente tribali, espansi. Quando Geppi decide di cantare la sua voce, suadente e vellutata, esalta la raffinatezza di composizioni che si snodano tra arpeggi acustici, accordi fugaci, suoni elettronici e riverberati. Musica di classe, non c’è che dire.
Da Torino i quattro ragazzi dei Melanie Efrem si presentano con questo bel demo composto di 3 canzoni, forti tra l’altro di un’intensa attività live costellata di svariate affermazioni in festival e concorsi. L’attacco è subito rumoroso e fiammeggiante: “Come a voi conviene” si dibatte tra riff alla Marlene Kuntz e impianto ritmico che riporta alla produzione di mezzo dei Ritmo Tribale, con la voce di Gianluca che a tratti rievoca Manuel Agnelli. “Venere che impaurisce” invece ha un andamento più lento e rilassato, in bilico tra i già citati Afterhours e i Karma. A metà strada si posiziona “L’originalità”: qui si fa apprezzare l’ottimo song writing dei Melanie Efrem e gli interessantissimi contenuti testuali di Gianlcua Conte.
“Solo chi, spesso, ferito nel cuore dalla difficoltà di essere compreso da altri uomini, o disanimato dalla freddezza e grossolanità altrui o oppresso dalla disillusione, o in qualsiasi modo dolorosamente solitario e bisognoso di espansione, ha sentito nella musica la voce che apre le porte del cuore, e fa scaturire un benefico pianto e solleva lo spirito in un alto conforto. Solo questi potrà comprendere come la musica sia una compagna necessaria all’umanità”: con quest’intro si apre “Le parole del vento”, bellissimo cd dei marchigiani Oloferne, arricchito da contenuti video extra e dal contributo di ospiti quali Sandro Severini (Gang) e Gastone Pietrucci (La Macina). E questa è musica che riconcilia col mondo, che ti spinge a spalancare le finestre alla ricerca del tepore del sole, delle carezze del vento. Le 10 tracce si muovono tra rock cantautorale, folk e tradizione, l’impianto ritmico è attraversato da efficacissime percussioni, flauto e violino ricamano traiettorie melodiche festose, le chitarre invitano alla danza, la voce di Giacomo Medici scandisce e trasporta. Da non sottovalutare infine un packaging (digipack cartonato) graficamente e contenutisticamente irreprensibile. Dopo importanti piazzamenti in concorsi quali Rock Targato Italia e Piceno on the Rock, per la prossima estate sono in partenza per un tour in Argentina.
La fama dell’heavy metal dei Warchild ha raggiunto l’Inghilterra e, ascoltando i 7 pezzi di “Preaching…”, si capisce perchè: i 5 propongono un sound di grande impatto, sia per melodia che per potenza. Pescando un po’ nel thrash metal dei Testament, un po’ nel power dei Pantera, un po’ nell’heavy metal classico di Iron Maidene, Judas Priest o Halloween (in particolare in alcune modulazioni vocali), i Warchild ricavano una formula convincente che, seppur non brillando per originalità, probabilmente trova proprio nella coerenza senza compromessi la propria forza. Le canzoni non durano mai meno di 4 minuti, spesso tramutandosi in epiche cavalcate elettriche con pennate e contropennate che garantiscono un groove distruttivo. Consigliato a tutti i true defenders. [Read more...]

SANTO NIENTE – IL FIORE DELL’AGAVE

Etichetta: Black Candy
1) Luna viola 2:33
2) Spirituale 3:58
3) Prima della caduta 4:03
4) Nuove cicatrici 4:20
5) Facce di nylon 3:10
6) Occhiali scuri al mattino 4:34
7) Candele 3:20
8) Superscimmie 2:26
9) Santuario 5:23
10) L’attesa 3:53
11) Aloha 4:25

Da più di un lustro non si aveva notizia di nuove tracce sonore del Santo Niente.. Prima breccia nel silenzio è stata scavata dall’ep “Occhiali scuri al mattino”, anno 2004. “Il fiore dell’agave”, invece, è il nuovo full lenght. Non poteva esserci ritorno migliore.
Umberto Palazzo ha trascorso gli ultimi anni dedicandosi a massicci e divaricati ascolti musicali, favorito dalla sua attività di dj. Ha filtrato attraverso il suo gusto punk rock e dark wave quanto assorbito e metabolizzato, per poi riversare il tutto in queste 11 tracce impreziosite da liriche ora visionarie, ora crude, ora oscure, ora crepuscolari.
Compagni di viaggio: Raffaello Zappalorto (basso), Gino Russo (batteria) e Alessio D’Onofrio (chitarra).
Il disco scorre compatto, grazie anche al pregevole lavoro di Fabio Magistrali (Marta sui Tubi, Bugo).
Si parte con “Luna viola” e si ha l’impressione di ascoltare quello che presumibilmente sarebbe stato il sound dei Joy Division nel 2005. “Spirituale”, “Santuario”, “Candele” e “Nuove cicatrici” confermano tale mia suggestione: la
tensione emotiva è densissima, il pulsare di ritmiche e dinamiche la attraversa, le parole ne dilatano i confini.
Non mancano episodi rock’n’roll 100% (“Facce di nylon” e “Superscimmie”), il cui coinvolgimento è esaltato dalle registrazioni in presa diretta e senza metronomo. Il parlato di Palazzo, che da “Storia breve”, passando per “Elettricità” e “Il posto delle cose da non trovare”, è sempre stato evocativo e
gonfio di pathos, ritorna e incanta in “L’attesa”. “Prima della caduta” e “Occhiali scuri al mattino” a mio parere risultano essere gli episodi migliori dell’album: una per la struttura che, dopo un inizio lento e psichedelico, esplode con la voce urlata di Palazzo che arriva da lontano e colpisce dritta al cuore; l’altra (vestita a nuovo rispetto alla versione dell’ep) per l’efficace alternanza di frustate elettriche e refrain. Si chiude con “Aloha”, canzone cinematografica che sta lì a riaffermare un’interessantissima evoluzione nel sound.
Insomma, un gran bel disco: è tornato il Santo Niente. [Read more...]

AL M.E.I. CON SULPALCO

Molto bella la sensazione provata da tutti noi dello staff sulpalco.com al M.E.I. 2004 di Faenza. Il nostro stand è stato crocevia di incontri, parole, progetti, sorrisi e felice stanchezza finale. Forse oltre le nostre più rosee aspettative. Rinsaldare conoscenze fino ad allora virtuali e farne di nuove ci hanno permesso di gettare le basi per nuovi progetti, come sempre al servizio della musica “emergente” (non mi stancherò mai di dire che questo aggettivo è limitativo, considerato che tanta musica emersa vale un’unghia di molti lavori che affollano la mia casella postale…).
Ed eccomi qui, sradicato precario, sul tavolo del mio nuovo bilocale montanaro in affitto, davanti al mucchietto di cd raccolti a Faenza ed affidatimi per le recensioni. Sono al terzo ascolto, impugno la penna mentre i dischetti continuano a girare. Approfitto anche per scrivere su cd che, a causa di intensissimi impegni (non ultimo, il trasloco), ho trattenuto un po’ in letargo. Le mie sucse. Procedo in ordine alfabetico.
ACIDO BALSAMICO – ACCABIELLE
5 pezzi da 4 laziali ragazzi rockettari. Schitarrate improvvise, ritmiche ondulate, melodie creative ed efficaci (“Aura persa”), uno stile vocale (e non solo) che ricorda più che vagamente Daniele Silvestri. Interessanti gli innesti di sax e campionatori ma nell’arco delle 5 tracce si avvertono saltuarie cadute di tensione sulle quali bisognerebbe lavorare.
ATOMIC ANTS – KEEP COOL AND DRY (advance cd)
Robusti, questi Atomic Ants. Un po’ Red Hot Chili Peppers, un po’ Faith no More, un po’ Stone Temple Pilots. Padronanza tecnica evidente, un cd che si ascolta tutto d’un fiato, che sorprende nei cambi di atmosfera (a tratti anche un po’ ruffiani, vedi “Fly”). Molto bravi in particolare nella costruzione di riff granitici e trascinanti.
BANDA DEI FALSARI – IL CASO
Chapeau. Echi di Avion Travel, Capossela e nutrita famiglia neocantautorale. Una banda che è quasi un’orchestra: 8 elementi e un folto gruppo di ospiti illustri (Sparagna su tutti). Testi sospesi tra prosa e poesia, eleganti arrangiamenti, folk-rock la cornice di 12 pezzi convincenti e maturi.
BLACK ON BLONDE – EP2
Esce per Kiu records questo “EP2” targato Black on Blonde. Rock sporco, minimale, un po’ alla Helmet del periodo di “Betty”, arpeggi circolari, ossessivi (“Sailor’s wife”), voce scorretta, attitudine niente male (“The last mile”), follia scanzonata (“I’m on speed”). Un buon cd, sarei curioso di vederli dal vivo.
BLEEDING SHADOWS – SLEEPING WITH SHADOWS
Tutt’altra atmosfera si respira ascoltando i BS. Rock elettro-acustico arricchito da percussioni, corno francese, violoncello e armonica. Di esser bravi son bravi, alcune soluzioni melodiche e rmoniche sono convincenti (i 6 minuti di “Search”, “The hidden world”) tuttavia alla lunga la voce di Menka denota alcune carenze e inadeguatezze, finendo per appesantire il lavoro complessivo.
CADABRA – LIVE AND ALIVE
Ricchissimo il primo dvd dei Cadabra: oltre tre ore e mezza di spezzoni live tratti dai recenti tour, più uno show unplugged, più il video di “Sleeping”, più, in allegato, un cd live contenente la performance al Blue Note di Campobasso. In questo lavoro si conferma l’abilità dei Cadabra nel costruire brani accattivanti, melodici, improntati alla scuola rock-wave anni Ottanta; lo consiglio tutti gli amanti del genere e a coloro che volessero scoprire una band validissima. Nota di merito ai testi, intrisi di suggestive ed emozionanti metafore ed immagini.
DEDALO – FOGLIE IN IRA
Da subito mi colpisce il packaging, curatissimo. “Foglie in ira”, cd di 9 pezzi, esce per Etichetta Musicale Universitaria. Nonostante ripetuti ascolti, i Dedalo continuano a risultarmi autori di un rock poco incisivo. I refrain non danno il giusto respiro ai pezzi, le linee vocali non sorprendono, i riff denotano scarsa originalità. Il mio umile parere è che forse sarebbe stato più opportuno concentrarsi su un numero minore di pezzi, ricercando su questi suoni e arrangiamenti più personali.
DOPOLAVOROFERROVIARIO – IMPIEGATO DELL’ARTE
Come coniugare perfettamente acuta e contagiosa ironia con tutta la schizoide creatività tecnicamente cristallina di Zappa. Forse potrebbe così riassumersi il lavoro, bellissimo, dei DLF. I 4 pugliesi, spesso incrociando con estrema maestria tre voci, ci raccontano (ed è facile e divertente rispecchiarsi nelle loro storie) come può sentirsi un ragazzo di una band emergente alle prese con tutti gli ostacoli e le contraddizioni che questo complicatissimo e al contempo affascinante mondo porta con sè. “Impiegato dell’arte” è un titolo che parla da sè, “Una canzone normale” esprime i dubbi che assalgono i musicisti emergenti quando si accingono a comporre i propi pezzi, in bilico tra purismo spirituale e consigli strategici da parte di parenti, amici, conoscenti, azzecagarbugli. Se capitano in concerto dalle vostre parti andateli a vedere: sono simpatici, istrionici, super coinvolgenti e, cosa non da poco, musicisti sopraffini.
GOLDAH – SCARS
Trio ravennate sospeso tra heavy rock e pop punk. Questo mini cd anticipa il full lenght “Waiting for somethign to happen”, le premesse sono buone. La voce di Marco Massari mi ricorda a tratti i Ramones, i riff di “Scars” riportano agli Shandon, “Sadness in my eyes” al post grunge americano. Aspettiamo la prova piena, fiduciosi.
IL RISTRETTO – POSTE E TELEGRAFI
E qui siamo di fronte a un talento creativo non da poco. Dalla Basilicata: Vittorio Rosa, in arte Il Ristretto, inizia a diffondere la sua teoria del restingimento cerebrale, unica via di fuga al cospetto dell’imbarbarimento della convivenza sociale. I rpimi 4 pezzi di questo cd, tra techno, reggae e pop, sostanziano lo show, all’interno del quale la spirale cosmica attira gli sguardi del pubblico in cura. Poche righe sarebbero insufficenti e forse fuorvianti per descrivere al meglio la missione del Ristretto, se interessati visitate il sito ilristretto.it. Il segreto è non fermarsi alla superficie delle cose.
JOLAURLO – NAIF
Una miscela esplosiva di funky, ska e punk rock. Una cascata di riff che senza tregua ti fanno agitare gambe, braccia, busto e testa. Apre “Lasciami” e subito la voce di Marzia sgomita, prende spazio e si fa apprezzare per carica e potenza. La sezione ritmica macina efficacissime alternanze di dinamica, i riff di chitarra esplodono e si acquietano in sincrono con le parti strofa/ritornello e con le atmosfere affrescate dai testi. Tra i 6 pezzi mi colpiscono principalmente il groove di “Semplice e imperfetta”, l’elettricità di “Enjoy.it”, l’allegria scanzonata di “Punti…”. Complimenti e in bocca al lupo.
MERIZERO – TRACCE
Classico rock’n’roll per i campani Merizero. Forse eccessivamente classico. Nel senso che le linee vocali sono ultramelodiche, al limite del melenso-radiofonico e i riff davvero troppo Stadio-Vasco-Liga-Rats-Conidi. Degna di nota “Sole nero”, intensa song sul drammatico periodo cileno di Pinochet.
MEYEM – PROMO
Molto acerbo questo lavoro dei pugliesi Meyem, nemmeno rinfrancato da una registrazione accettabile. Ricordano gli Oasis, soprattutto nei raddoppi di voce e nelle soluzioni melodiche. Bisogna lavorare sodo su tecnica, dinamiche, intonazione. Il tempo non manca.
MY SKIN – S.T.
Ecco un esempio luccicante di come si possa confezionare un prodotto emozionante e significativo col semplice ausilio di microfono, chitarra e cubase. Arpeggi malinconici, ma di quella malinconia non triste e castrante, piuttosto capace di spalancarti la finestra dell’anima sulle meraviglie del mondo. Voce soffusa e mai sopra le righe, degna compagna di un viaggio tra i colori dell’anima. 3 gemme.
NDCKAOS – REALLY?
Sontuosa conferma per una delle band più coinvolgenti, dotate di tecnica e interessanti del panorama pugliese. Finalmente, dopo alcuni mini cd, esce il full lenght “Really?”.I vecchi pezzi sono stati rimiscelati con rinnovato gusto, la carica elettro-rock-dance risulta ancora più accentuata, gli 8 pezzi scorrono che è una goduria. Inutile citare una canzone piuttosto che un’altra, qui siamo di fronte a un disco che è bello a tutto tondo. Tastiere e basso multieffettati, batteria irreprensibile, voce femminile notevolissima. Bisognerebbe investire a occhi chiusi su questi ragazzi. Bravissimi, meglio di tanti fanfaroni super quotati, non si sa come e perchè. O forse sì.
NINIVE – MARGHARET
Non posso dilungarmi più di tanto sul dvd dei Ninive, comprende infatti il solo brano “Margharet”, sufficiente tuttavia a farmi intuire le grandi potenzialità della dark-rock band molisana. Il video, davvero molto curato, ha ambientazioni alla The B.W.P.; il pezzo scorre in un’azzeccata alternanza di melodie gotiche e distorsioni penetranti, scenario perfetto per una voce molto epressiva. Da gustare a notte fonda.
OCTAVE – PARTS OF A BIGGER PLAN
Dal packaging all’ultima song questi Octave risultano molto professionali. Si collocano nel multiforme universo rock-metal, in particolare rubando spunti dagli svariati filoni del medesimo, talora debordando decisamente nel gothic. Voce impeccabile, sezione ritmica affidabilissima, chitarra oltre la media. Molto efficaci gli interventi di tastiere e samples, servono ad alternare piacevolmente momenti evocativi ad altri in cui granitici riff conquistano la scena, il tutto in pezzi che spesso assurgono al ruolo di autentiche cavalcate elettriche.
PANE – PANE
Ok, ok, sulle note stampa leggo che ricordano CCCP, Massimo Volume, Jethro tull…non è questo il punto. I romani Pane sono l’esempio di come chi ha qualcosa da comunicare debba procedere senza farsi intimorire dal rischio di risultare troppo sofisticati o “chi si crede di essere”. Ben vengano, dunque, il coraggio della poesia e della ricerca testuale, dell’ardita forma canzone, dell’ammaliante presenza scenica. La musica a volte richiede uno sforzo penetrativo paziente e dispendioso. Ma poi si viene ricompensati da emozioni che restano tatuate nell’anima. E in una società dell’usa e getta, del pane e mortadella (che non suoni come stupido gioco di parole), non mi pare affatto poco.
SYMMETRIC DISORDER – BIOMECHANICAL NONSENSE CONNECTIONS (extract)
3 pezzi di metal estremo con voce brutale, quello propsoto dai 5 ragazzi dei SD. Si fanno apprezzare per una tecnica adeguata a convogliare la furia metallica e trasformarla in brutalità chirurgicamente controllata (un po’ come, in tempi diversi, riuscivano nell’intento i Pestilence di “Spheres” o i Meshuggah). Cascate di riff, doppie casse, rallentamenti, accelerazioni, voce dall’oltretomba. Per gli amanti del genere.
VINTAGE VIOLENCE – PSICODRAMMA
Tra Marlene Kuntz, Afterhours, ultimi Fluxus e Verdena (nei testi soprattutto). 5 ragazzi alle prese con distorsioni contorte, stop and go, dissonanze, cantato raschiato/nervoso. Il rischio è che tutto sappia di già sentito; se non fosse per questo dettaglio, devo dire che il disco suona davvero bene, 9 pezzi tra i quali spiccano per forte presa e personalità “Prima vera” e “Metalmeccanica”. Contnuate così, conquistando sempre più personalità e originalità. [Read more...]