AL M.E.I. CON SULPALCO

Molto bella la sensazione provata da tutti noi dello staff sulpalco.com al M.E.I. 2004 di Faenza. Il nostro stand è stato crocevia di incontri, parole, progetti, sorrisi e felice stanchezza finale. Forse oltre le nostre più rosee aspettative. Rinsaldare conoscenze fino ad allora virtuali e farne di nuove ci hanno permesso di gettare le basi per nuovi progetti, come sempre al servizio della musica “emergente” (non mi stancherò mai di dire che questo aggettivo è limitativo, considerato che tanta musica emersa vale un’unghia di molti lavori che affollano la mia casella postale…).
Ed eccomi qui, sradicato precario, sul tavolo del mio nuovo bilocale montanaro in affitto, davanti al mucchietto di cd raccolti a Faenza ed affidatimi per le recensioni. Sono al terzo ascolto, impugno la penna mentre i dischetti continuano a girare. Approfitto anche per scrivere su cd che, a causa di intensissimi impegni (non ultimo, il trasloco), ho trattenuto un po’ in letargo. Le mie sucse. Procedo in ordine alfabetico.
ACIDO BALSAMICO – ACCABIELLE
5 pezzi da 4 laziali ragazzi rockettari. Schitarrate improvvise, ritmiche ondulate, melodie creative ed efficaci (“Aura persa”), uno stile vocale (e non solo) che ricorda più che vagamente Daniele Silvestri. Interessanti gli innesti di sax e campionatori ma nell’arco delle 5 tracce si avvertono saltuarie cadute di tensione sulle quali bisognerebbe lavorare.
ATOMIC ANTS – KEEP COOL AND DRY (advance cd)
Robusti, questi Atomic Ants. Un po’ Red Hot Chili Peppers, un po’ Faith no More, un po’ Stone Temple Pilots. Padronanza tecnica evidente, un cd che si ascolta tutto d’un fiato, che sorprende nei cambi di atmosfera (a tratti anche un po’ ruffiani, vedi “Fly”). Molto bravi in particolare nella costruzione di riff granitici e trascinanti.
BANDA DEI FALSARI – IL CASO
Chapeau. Echi di Avion Travel, Capossela e nutrita famiglia neocantautorale. Una banda che è quasi un’orchestra: 8 elementi e un folto gruppo di ospiti illustri (Sparagna su tutti). Testi sospesi tra prosa e poesia, eleganti arrangiamenti, folk-rock la cornice di 12 pezzi convincenti e maturi.
BLACK ON BLONDE – EP2
Esce per Kiu records questo “EP2” targato Black on Blonde. Rock sporco, minimale, un po’ alla Helmet del periodo di “Betty”, arpeggi circolari, ossessivi (“Sailor’s wife”), voce scorretta, attitudine niente male (“The last mile”), follia scanzonata (“I’m on speed”). Un buon cd, sarei curioso di vederli dal vivo.
BLEEDING SHADOWS – SLEEPING WITH SHADOWS
Tutt’altra atmosfera si respira ascoltando i BS. Rock elettro-acustico arricchito da percussioni, corno francese, violoncello e armonica. Di esser bravi son bravi, alcune soluzioni melodiche e rmoniche sono convincenti (i 6 minuti di “Search”, “The hidden world”) tuttavia alla lunga la voce di Menka denota alcune carenze e inadeguatezze, finendo per appesantire il lavoro complessivo.
CADABRA – LIVE AND ALIVE
Ricchissimo il primo dvd dei Cadabra: oltre tre ore e mezza di spezzoni live tratti dai recenti tour, più uno show unplugged, più il video di “Sleeping”, più, in allegato, un cd live contenente la performance al Blue Note di Campobasso. In questo lavoro si conferma l’abilità dei Cadabra nel costruire brani accattivanti, melodici, improntati alla scuola rock-wave anni Ottanta; lo consiglio tutti gli amanti del genere e a coloro che volessero scoprire una band validissima. Nota di merito ai testi, intrisi di suggestive ed emozionanti metafore ed immagini.
DEDALO – FOGLIE IN IRA
Da subito mi colpisce il packaging, curatissimo. “Foglie in ira”, cd di 9 pezzi, esce per Etichetta Musicale Universitaria. Nonostante ripetuti ascolti, i Dedalo continuano a risultarmi autori di un rock poco incisivo. I refrain non danno il giusto respiro ai pezzi, le linee vocali non sorprendono, i riff denotano scarsa originalità. Il mio umile parere è che forse sarebbe stato più opportuno concentrarsi su un numero minore di pezzi, ricercando su questi suoni e arrangiamenti più personali.
DOPOLAVOROFERROVIARIO – IMPIEGATO DELL’ARTE
Come coniugare perfettamente acuta e contagiosa ironia con tutta la schizoide creatività tecnicamente cristallina di Zappa. Forse potrebbe così riassumersi il lavoro, bellissimo, dei DLF. I 4 pugliesi, spesso incrociando con estrema maestria tre voci, ci raccontano (ed è facile e divertente rispecchiarsi nelle loro storie) come può sentirsi un ragazzo di una band emergente alle prese con tutti gli ostacoli e le contraddizioni che questo complicatissimo e al contempo affascinante mondo porta con sè. “Impiegato dell’arte” è un titolo che parla da sè, “Una canzone normale” esprime i dubbi che assalgono i musicisti emergenti quando si accingono a comporre i propi pezzi, in bilico tra purismo spirituale e consigli strategici da parte di parenti, amici, conoscenti, azzecagarbugli. Se capitano in concerto dalle vostre parti andateli a vedere: sono simpatici, istrionici, super coinvolgenti e, cosa non da poco, musicisti sopraffini.
GOLDAH – SCARS
Trio ravennate sospeso tra heavy rock e pop punk. Questo mini cd anticipa il full lenght “Waiting for somethign to happen”, le premesse sono buone. La voce di Marco Massari mi ricorda a tratti i Ramones, i riff di “Scars” riportano agli Shandon, “Sadness in my eyes” al post grunge americano. Aspettiamo la prova piena, fiduciosi.
IL RISTRETTO – POSTE E TELEGRAFI
E qui siamo di fronte a un talento creativo non da poco. Dalla Basilicata: Vittorio Rosa, in arte Il Ristretto, inizia a diffondere la sua teoria del restingimento cerebrale, unica via di fuga al cospetto dell’imbarbarimento della convivenza sociale. I rpimi 4 pezzi di questo cd, tra techno, reggae e pop, sostanziano lo show, all’interno del quale la spirale cosmica attira gli sguardi del pubblico in cura. Poche righe sarebbero insufficenti e forse fuorvianti per descrivere al meglio la missione del Ristretto, se interessati visitate il sito ilristretto.it. Il segreto è non fermarsi alla superficie delle cose.
JOLAURLO – NAIF
Una miscela esplosiva di funky, ska e punk rock. Una cascata di riff che senza tregua ti fanno agitare gambe, braccia, busto e testa. Apre “Lasciami” e subito la voce di Marzia sgomita, prende spazio e si fa apprezzare per carica e potenza. La sezione ritmica macina efficacissime alternanze di dinamica, i riff di chitarra esplodono e si acquietano in sincrono con le parti strofa/ritornello e con le atmosfere affrescate dai testi. Tra i 6 pezzi mi colpiscono principalmente il groove di “Semplice e imperfetta”, l’elettricità di “Enjoy.it”, l’allegria scanzonata di “Punti…”. Complimenti e in bocca al lupo.
MERIZERO – TRACCE
Classico rock’n’roll per i campani Merizero. Forse eccessivamente classico. Nel senso che le linee vocali sono ultramelodiche, al limite del melenso-radiofonico e i riff davvero troppo Stadio-Vasco-Liga-Rats-Conidi. Degna di nota “Sole nero”, intensa song sul drammatico periodo cileno di Pinochet.
MEYEM – PROMO
Molto acerbo questo lavoro dei pugliesi Meyem, nemmeno rinfrancato da una registrazione accettabile. Ricordano gli Oasis, soprattutto nei raddoppi di voce e nelle soluzioni melodiche. Bisogna lavorare sodo su tecnica, dinamiche, intonazione. Il tempo non manca.
MY SKIN – S.T.
Ecco un esempio luccicante di come si possa confezionare un prodotto emozionante e significativo col semplice ausilio di microfono, chitarra e cubase. Arpeggi malinconici, ma di quella malinconia non triste e castrante, piuttosto capace di spalancarti la finestra dell’anima sulle meraviglie del mondo. Voce soffusa e mai sopra le righe, degna compagna di un viaggio tra i colori dell’anima. 3 gemme.
NDCKAOS – REALLY?
Sontuosa conferma per una delle band più coinvolgenti, dotate di tecnica e interessanti del panorama pugliese. Finalmente, dopo alcuni mini cd, esce il full lenght “Really?”.I vecchi pezzi sono stati rimiscelati con rinnovato gusto, la carica elettro-rock-dance risulta ancora più accentuata, gli 8 pezzi scorrono che è una goduria. Inutile citare una canzone piuttosto che un’altra, qui siamo di fronte a un disco che è bello a tutto tondo. Tastiere e basso multieffettati, batteria irreprensibile, voce femminile notevolissima. Bisognerebbe investire a occhi chiusi su questi ragazzi. Bravissimi, meglio di tanti fanfaroni super quotati, non si sa come e perchè. O forse sì.
NINIVE – MARGHARET
Non posso dilungarmi più di tanto sul dvd dei Ninive, comprende infatti il solo brano “Margharet”, sufficiente tuttavia a farmi intuire le grandi potenzialità della dark-rock band molisana. Il video, davvero molto curato, ha ambientazioni alla The B.W.P.; il pezzo scorre in un’azzeccata alternanza di melodie gotiche e distorsioni penetranti, scenario perfetto per una voce molto epressiva. Da gustare a notte fonda.
OCTAVE – PARTS OF A BIGGER PLAN
Dal packaging all’ultima song questi Octave risultano molto professionali. Si collocano nel multiforme universo rock-metal, in particolare rubando spunti dagli svariati filoni del medesimo, talora debordando decisamente nel gothic. Voce impeccabile, sezione ritmica affidabilissima, chitarra oltre la media. Molto efficaci gli interventi di tastiere e samples, servono ad alternare piacevolmente momenti evocativi ad altri in cui granitici riff conquistano la scena, il tutto in pezzi che spesso assurgono al ruolo di autentiche cavalcate elettriche.
PANE – PANE
Ok, ok, sulle note stampa leggo che ricordano CCCP, Massimo Volume, Jethro tull…non è questo il punto. I romani Pane sono l’esempio di come chi ha qualcosa da comunicare debba procedere senza farsi intimorire dal rischio di risultare troppo sofisticati o “chi si crede di essere”. Ben vengano, dunque, il coraggio della poesia e della ricerca testuale, dell’ardita forma canzone, dell’ammaliante presenza scenica. La musica a volte richiede uno sforzo penetrativo paziente e dispendioso. Ma poi si viene ricompensati da emozioni che restano tatuate nell’anima. E in una società dell’usa e getta, del pane e mortadella (che non suoni come stupido gioco di parole), non mi pare affatto poco.
SYMMETRIC DISORDER – BIOMECHANICAL NONSENSE CONNECTIONS (extract)
3 pezzi di metal estremo con voce brutale, quello propsoto dai 5 ragazzi dei SD. Si fanno apprezzare per una tecnica adeguata a convogliare la furia metallica e trasformarla in brutalità chirurgicamente controllata (un po’ come, in tempi diversi, riuscivano nell’intento i Pestilence di “Spheres” o i Meshuggah). Cascate di riff, doppie casse, rallentamenti, accelerazioni, voce dall’oltretomba. Per gli amanti del genere.
VINTAGE VIOLENCE – PSICODRAMMA
Tra Marlene Kuntz, Afterhours, ultimi Fluxus e Verdena (nei testi soprattutto). 5 ragazzi alle prese con distorsioni contorte, stop and go, dissonanze, cantato raschiato/nervoso. Il rischio è che tutto sappia di già sentito; se non fosse per questo dettaglio, devo dire che il disco suona davvero bene, 9 pezzi tra i quali spiccano per forte presa e personalità “Prima vera” e “Metalmeccanica”. Contnuate così, conquistando sempre più personalità e originalità.

Vanni La Guardia