SANTO NIENTE – IL FIORE DELL’AGAVE

Etichetta: Black Candy
1) Luna viola 2:33
2) Spirituale 3:58
3) Prima della caduta 4:03
4) Nuove cicatrici 4:20
5) Facce di nylon 3:10
6) Occhiali scuri al mattino 4:34
7) Candele 3:20
8) Superscimmie 2:26
9) Santuario 5:23
10) L’attesa 3:53
11) Aloha 4:25

Da più di un lustro non si aveva notizia di nuove tracce sonore del Santo Niente.. Prima breccia nel silenzio è stata scavata dall’ep “Occhiali scuri al mattino”, anno 2004. “Il fiore dell’agave”, invece, è il nuovo full lenght. Non poteva esserci ritorno migliore.
Umberto Palazzo ha trascorso gli ultimi anni dedicandosi a massicci e divaricati ascolti musicali, favorito dalla sua attività di dj. Ha filtrato attraverso il suo gusto punk rock e dark wave quanto assorbito e metabolizzato, per poi riversare il tutto in queste 11 tracce impreziosite da liriche ora visionarie, ora crude, ora oscure, ora crepuscolari.
Compagni di viaggio: Raffaello Zappalorto (basso), Gino Russo (batteria) e Alessio D’Onofrio (chitarra).
Il disco scorre compatto, grazie anche al pregevole lavoro di Fabio Magistrali (Marta sui Tubi, Bugo).
Si parte con “Luna viola” e si ha l’impressione di ascoltare quello che presumibilmente sarebbe stato il sound dei Joy Division nel 2005. “Spirituale”, “Santuario”, “Candele” e “Nuove cicatrici” confermano tale mia suggestione: la
tensione emotiva è densissima, il pulsare di ritmiche e dinamiche la attraversa, le parole ne dilatano i confini.
Non mancano episodi rock’n’roll 100% (“Facce di nylon” e “Superscimmie”), il cui coinvolgimento è esaltato dalle registrazioni in presa diretta e senza metronomo. Il parlato di Palazzo, che da “Storia breve”, passando per “Elettricità” e “Il posto delle cose da non trovare”, è sempre stato evocativo e
gonfio di pathos, ritorna e incanta in “L’attesa”. “Prima della caduta” e “Occhiali scuri al mattino” a mio parere risultano essere gli episodi migliori dell’album: una per la struttura che, dopo un inizio lento e psichedelico, esplode con la voce urlata di Palazzo che arriva da lontano e colpisce dritta al cuore; l’altra (vestita a nuovo rispetto alla versione dell’ep) per l’efficace alternanza di frustate elettriche e refrain. Si chiude con “Aloha”, canzone cinematografica che sta lì a riaffermare un’interessantissima evoluzione nel sound.
Insomma, un gran bel disco: è tornato il Santo Niente.