SPLEEN CARESS, ABLEPSYA, THE WETFINGER OPERATION, MALEDIA, ALKEMIA, WILLIAM RED ROSSI, STURM UND DRANG

SPLEEN CARESS – SPLEEN CARESS
Se vi piacciono i Cure di “Kiss me kiss me kiss me” fate vostro questo disco. Non penso con questo incipit di fare torto al gruppo di Chieti, oscurandone personalità e peculiarità proprie, i riferimenti sono evidenti ma questo non è necessariamente un male. Sia perché bisogna partire dal presupposto che oggi creare qualcosa di originale a tutto tondo o semplicemente innovativo è davvero complicato, sia perché gli arrangiamenti, forti di sporadici sprazzi elettronici campionati, elevano la cifra accattivante della produzione. Qualcuno ha elaborato un algoritmo che dimostra che le combinazioni possibili fra le note convenzionali sono state tutte già incrociate e proposte, gli Spleen Caress ci dimostrano che si può lavorare anche sull’arrangiamento con gusto sobrio ma al contempo ficcante e convincente. Canzoni come “Have you ever danced…?” e “Waves” stanno lì a dimostrarlo.
ABLEPSYA – NASCITA
Chi ha amato i Kleinkief di “Colori dolciumi fotocopie” o i Marlene Kuntz schiumanti degli esordi, potrà forse trovarne tracce nel secondo lavoro dei pugliesi Ablepsya. Il trio dedica anima e corpo alle dissonanze, all’elettricità torbida e contorta, alla parola delirante, malaticcia ed alienata. L’età media della band fa ben sperare perché inevitabilmente scatteranno dei percorsi di ricerca di maggiore personalizzazione del sound e dell’attitudine ma bisogna dire che già con “Nascita” gli Ablepsya dimostrano un valore evidente e scalpitante. Efficaci le alternanze di arpeggi sghembi e scariche elettrificate, apprezzabili le strutture nervose dei pezzi (“T.I_C” e “Lana” su tutte), da correggere alcune imprecisioni nell’intonazione vocale ma davvero questo è un fattore trascurabile a fronte di un potenziale incandescente.
THE WETFINGER OPERATION – THE WETFINGER OPERATION
Rock-wave romantico e sognante, sonorità eleganti e vellutate, una voce ora accoccolata, ora spigolosa: sono queste le caratteristiche principali dei veneti Wetfinger Operation. “Stars in your eyes” apre degnamente il percorso attraverso il quale si snodano 11 brani autoprodotti che fanno seguito al demo “Vol. 1”, demo del mese su Rumore n° 147 e già recensito dal sottoscritto per Sulpalco in “Sensazioni”. In un periodo in cui la scena new wave pare avere trovato nuovo slancio con band quali Interpol, Franz Ferdinand e Bloc Party, i Wetfinger Operation possono spiccare il volo perché hanno fatto uno scatto in avanti, suonano convinti e puliti, ammaliano. Pezzi come “Lust days of april” o “Bondage before breakfast” trasudano classe. Complimenti.
MALEDIA – BLACK HEAVEN
I tre pezzi di questo demo dichiarano apertamente gli intenti dei Maledia: scrivere e suonare pezzi di chiarissima ispirazione gothic-metal. Le tastiere tendono a dare respiro e magnificenza ai pezzi sostenuti da robusti riff distorti e da una sezione ritmica disciplinatamente secca. La voce femminile amplia lo spettro delle dinamiche dei pezzi. Leggendo biografia e curriculum si apprezza la determinazione di questi ragazzi, la voglia di emergere superando ogni ostacolo. Il mio umile consiglio è di trovare la propria identità allargando gli ascolti anche a generi non propriamente inquadrabili nella formula proposta. I presupposti ci sono tutti. In bocca al lupo.
ALKEMIA – PROMO 2005
Quartetto romano di recente formazione (gennaio 2005), può già vantare un vasto repertorio da cui sono attinte le versioni promozionali dei quattro pezzi in mio possesso. Mi colpisce molto l’idea che gli Alkemia hanno dell'”ascoltatore”: lo considerano “compositore attivo tramite le sue reazioni”. Penso che questo approccio sia molto importante per chi, come gli Alkemia, fa confluire nel proprio rock sound molteplici input, in un contesto pieno di stimoli perché work in progress. I risultati sono davvero apprezzabilissimi. Colpisce immediatamente la versatilità del cantante, le cui modulazioni vocali comunicano un ventaglio di stati d’animo avvolgente e penetrante (e questo mi porta ad avvertire echi di Negramaro). Le composizioni sono mature ed eterogenee grazie al grande lavoro svolto dalle chitarre, la sezione ritmica è piacevolmente camaleontica in ogni passaggio di atmosfera e sonorità. Bravi, molto bravi.
WILLIAM RED ROSSI – THREE
Eclettico e prolifico artista, WRR. Madre spagnola, padre italiano, nato in Francia e residente attualmente in Svizzera. Pare quasi che tale “girandola biologica” abbia segnato l’eterogeneità dell’estro e della conseguente proposta artistica di Rossi. La sua chitarra multieffettata s’intreccia a synth e programmazioni con una certa disinvoltura, la sua voce campeggia sicura e screziata di sfumature che vanno dalla rabbia alla dolcezza, affrescando paesaggi multiformi. E’ ammissibile che nell’arco dei 12 pezzi proposti ci siano leggeri cali di tensione,come anche è comprensibile che gli input divaricati che provengono dall’ascolto di “Three” (dal rock all’elettronica, dal pop a dimensioni simil-unplugged) possono disorientare e rendere faticosa la ricerca di un univoco marchio di fabbrica, tuttavia questo cd convince per composizioni e arrangiamenti raffinati e assai ben eseguiti.
STURM UND DRANG – CECNJA’
Gli Sturm und Drang rappresentano quello che, con un aggettivo troppo spesso abusato (e altrettanto spesso tradito dagli eventi futuri), può definirsi un gruppo “impegnato”. A cominciare dal titolo di questo lavoro si capisce che i ragazzi puntano moltissimo (e con ottimi risultati in termini di gusto e originalità) sul contenuto testuale. Musicalmente, considerando la giovane età, non sono affatto male. Anzi, il refrain di “Cecnjà” (Cecenia), è davvero evocativo, e più in generale gli arrangiamenti dei 4 pezzi contenuti nel cd sono sospesi tra il folk e il combat-rock. Una registrazione di qualità superiore avrebbe reso maggiore giustizia agli Sturm und Drang che tuttavia, considerando i presupposti, hanno un futuro fertile davanti.