PRODOTTO NON CONFORME – VALERIA VAGLIO – MELANIE EFREM – MAYA – THE MIRRORS – GEA – DILAILA – IL PASTO NUDO

<PRODOTTO NON CONFORME – O.R.A.
Punk-rock senza compromessi quello proposto dai toscani P.N.C., evidenti le influenze di Derozer e Punkreas, testi rivoltosi e impegnati, riff grezzi e ritmiche serrate, voci “sgarbate”…insomma ci sono tutti gli elementi perché i canoni del genere siano perfettamente rispettati. Cd consigliato a tutti coloro che amano i gruppi succitati: O.R.A. mi piace, mi fa venire voglia di andar per concerti, i ragazzi ci sanno fare (anche con i rutti, vedi ghost).
VALERIA VAGLIO – DEMO
La chitarra di Valeria Vaglio disegna raffinate traiettorie impastate di blues, pop e jazz (avete presente il Pino Daniele più verace?), alchimia perfetta per la sua voce caldissima. Un curriculum di tutto rispetto spiega tale maestria: nel 2000 frequenta l'”Accademia della canzone di Sanremo”, nel 2001 lo stage di percussioni del M° Aissa Doghman ad Annaba (Algeria), nel 2002 è ammessa al Centro Europeo di Toscolano diretto da Mogol…In queste cinque tracce Valeria mette in mostra un’ottima padronanza dello strumento (“Bersaglio in movimento”), nonché liriche di qualità.
MELANIE EFREM – IL SOGNO DI IRMA
Ed eccomi qui ad ascoltare il full lenght dei ME, dopo aver già apprezzato il loro precedente demo. La lezione dei Marlene Kuntz targati “Il vile” oppure “Ho ucciso paranoia” (anche i ME sono piemontesi) innerva le 7 composizioni de “Il sogno di Irma” ma, come spesso mi capita di dire, considerata la difficoltà di inventare qualcosa di autenticamente nuovo, gli accostamenti non si tramutano necessariamente in note di demerito se, come in questo caso, la rielaborazione è adeguatamente personale e convincente: “Come a voi conviene” (con i suoi lievi innesti elettronici) e “I miei giorni surreali” sono grandi pezzi.
MAYA – LOST CONNECTION
Innanzitutto: grandi suoni (anche la produzione vuole la sua parte) e packaging professionale. Mi colpisce di primo acchito l’abilità dei Maya nel coordinare impatto sonoro micidiale e melodia mai banale, questo anche grazie ad arrangiamenti azzeccati e a voce e cori impeccabili. Pensate a Staind, Nickelback, Garbage o Weezer, giusto per avere dei riferimenti. Bellissimo lavoro, dal primo all’ultimo pezzo, compresa la riuscita cover elettro-acustica di “Sweet dreams”.
THE MIRRORS – THE GREAT ILLUSION
Dai Kinks ai Pink Floyd, passando per i Charlatans: in mezzo ci sono i Mirrors da Milano, 4 ragazzi evidentemente cresciuti consumando i dischi dei fertilissimi anni Settanta. 14 brani per 1 ora e 18 minuti (!) di rock psichedelico, brani lunghi anche fino a 8 minuti, suoni e voci dilatati, elegantemente circolari e ipnotici. Fossero nati a Londra? Intanto io continuo a far girare il dischetto in un viaggio variopinto e fumoso.
GEA – BAILAMME GENERALE
One Dimensional Man o il Pianto di Rachel Cattiva vi dicono qualcosa? Allora ascoltatevi “Bailamme generale” dei Gea (un tempo Bug). Sferzate di rumorismo, assalti gonfi di volume, ritmiche sbilenche e nervose, intelligente ricerca testuale (“Sigaretta serale sul balcone”, “Agro o dolce?”). Il disco esce per Ilrenonsidiverte, è registrato da Giulio Favero e ha tutte le carte in regola per dare il giusto seguito (e coronamento) a quanto già i Gea hanno prodotto in passato: “Ruggine”, cd uscito per Santeria forte del programmatissimo singolo “Ancora in viaggio” e “Ssssh…blam!”, opere sempre accolte dagli entusiasmi di pubblico e critica.
DILAILA – MUSICA PER ROBOT
Siamo ancora in casa Ilrenonsidiverte e di robotico qui non c’è nulla. Suoni soffici e malinconici, testi romanticamente intimi e una voce che entra nell’anima fanno pensare piuttosto a tutta la fragilità che ci assale quando all’improvviso lanciamo gli occhi al cielo. In passato in orbita BMG Ricordi, vincitori del trofeo TIM Roxy Bar e ospiti di Supersonic (MTV), i 6 ragazzi dei Dilaila mettono a frutto tali esperienze proponendo una formula in cui sono ottimamente dosate psichedelia e pop melodico.
IL PASTO NUDO – 20.05
Il Pasto Nudo suona stoner allo stato brado irrobustito da testi in italiano crudi e rabbiosi urlati da un canto al vetriolo che pare portarsi dietro frammenti di corde vocali quando esplode. I QOTSA più duri e puri (ma anche qualche richiamo ai Soundgarden intransigenti degli esordi) possono aiutare a dare un’idea del sound dei quattro pugliesi: molto valido il lavoro delle chitarre al limite della saturazione e di una sezione ritmica tempestosa. Potenza elettrica scatenata senza compromessi.