Garden of Ashes Tour – Intervista a Duke Garwood

17103447_10155126737748958_2768989042677688161_n

Giacca di pelle, sguardo schivo e sorriso gentile, Duke Garwood esce dal backstage del Locomotiv e ci viene incontro. Il soundcheck sta per cominciare, gli strumenti sono già sul palco, ma c’è ancora tempo per qualche domanda. Quella di Bologna è la terza data italiana del tour (organizzato da Comcerto), per presentare il suo ultimo lavoro, “Garden of Ashes”, uscito ad appena un anno di distanza da “Heavy Love”. Sonorità desert-rock, voce roca e profonda, un blues cupo e ipnotico in undici tracce, che trascinano l’ascoltatore in un’atmosfera suggestiva e rarefatta, da fine del mondo. Non a caso lo stesso Garwood ha definito il suo album “fantasy music”, di più: “beautiful apocalypse love music”.

Basta ascoltare il primo brano, “Coldblooded” (che è anche il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album), per capire di cosa stiamo parlando. “Garden of Ashes è un buon disco. Un album che sta in piedi sul serio, che è completo dall’inizio alla fine. Non è un concept album, però, non lo è per niente. A volte si fa musica e il mondo continua a fare quello che sta facendo. E a volte semplicemente sembra che la musica sia adatta a quel particolare momento. Ci sta, ecco… Altre volte no. Faccio bella musica, perché non abbiamo bisogno di musica arrabbiata in questo momento. Tutti possono accendere il televisore e vedere lo spettacolo dell’orrore, non hanno bisogno di sentirlo anche allo stereo”.

Sperimenta Duke Garwood, cercando di scrollarsi di dosso l’etichetta di “bluesman”, che la critica ha cucito su di lui. “Se devo essere onesto non mi ci ritrovo più di tanto in questa definizione. Non userei questa parola per descrivermi. Cioè, è vero che quando ero giovane e ho cominciato a suonare volevo fare blues. Poi però, quando la mia fantasia è diventata realtà, mi sono reso conto che stavo suonando la musica di qualcun altro. È qualcosa di cui ci si accorge quando si trova la propria voce. Ora faccio tanti tipi diversi di musica, suono diversi strumenti, non solo la chitarra. Preferisco definirmi musicista, lo trovo più esatto per descrivere ciò che sono”.

Rispetto agli ultimi album (“The Sand That Falls” e “Dreamboatsafari”) e in particolare a “Heavy Love”, che è stato registrato tra Los Angeles e l’Inghilterra, i tempi per realizzare “Garden of Ashes” sono stati molto più rapidi. “L’ho registrato la prima volta in un colpo solo. Non so come dire, queste canzoni semplicemente legano bene insieme…”. L’album è stato prodotto tra due studi di registrazione: il “Valley Heights” (lo studio di Duke) e il “Giant Wafer” in Galles, con la collaborazione di Strat Barrett.

Garwood sorride, parlando del modo in cui crea le sue canzoni. “Come nascono i miei pezzi? Hmmm… Giusto oggi me n’è venuto in mente uno. Non è proprio una canzone, ma… Arrivano giorno dopo giorno, semplicemente. Testo e musica tendono ad essere un tutt’uno. Questo di solito capita quando il testo è già stato scritto o quando mi viene in mente insieme alla musica. A volte però capita di avere già una melodia in mente da buttare giù, prima di scrivere il testo, e di trovare dopo le parole giuste per la musica… Sì, direi che sono questi i modi in cui nascono i miei pezzi”.

Ascoltando “Garden of Ashes”, non stupisce che tra i credits del disco figuri il suo “soul brotherMark Lanegan (ex Scraeming Trees), con cui Duke ha registrato “Black Pudding” nel 2013. “È stato davvero incredibile lavorare con Mark, davvero stimolante. Un professionista serio, molto concentrato quando è in studio, per fare un buon lavoro. Il che è decisamente un bene. Essere concentrati sul lavoro nella musica è tutto… così come ridere. Si può ridere anche se si è seri, sapete”.

Piani per il futuro? Una volta finito il tour, Garwood ha in mente di dedicarsi ad un nuovo album. Anzi, ci anticipa sornione che qualche pezzo già è pronto e che potremo ascoltarlo durante il concerto. Poi ci saluta con l’immancabile “Peace and love”.

 

INFO:

web | http://www.dukegarwood.co.uk

facebook | https://www.facebook.com/dukejgarwood

twitter | twitter.com/dukegarwood