MESAS, OFFICINALCHEMIKE

. MESAS – SPASMI CHE SANNO DI ME
Sin dalla prima traccia dei Mesas mi ha colpito l’accattivante mix tra assalti elettrici, voce graffiata e melodia efficace e mai banale. Il loro sound mi riporta dritto ai Ritmo Tribale, per restare in Italia (anche se verrebbero più facili esteri richiami allo stoner e all’hard rock, in particolare per l’impostazione vocale e per alcune strutture compositive). I riff si muovono tra pesantezze heavy rock, ritmiche crossover, impennate punk. La grande abilità dei Mesas è dare il via ad ogni pezzo con riff esplosivi, granitici, in modo da tirare per i capelli l’ascoltatore; punto debole potrebbero essere i testi in italiano, nel senso che in questo contesto probabilmente sarebbero risultati più “liquidi” in lingua inglese. Ottima la produzione: la masterizzazione è avvenuta agli Abbey Road Studios di Londra per mano di Sean Magee (Marylin Manson, Placebo).
OFFICINALCHEMIKE – HO LE MIE BUONE RAGIONI
Con dizione perfetta e voce multiforme Spinz canta testi intriganti, prosaici e arguti (“Le farmacie di Barcellona”, “Mai avuti così tanti libri in sospeso”), ordinati per quattro diversi settori colorati (con tanto di voce-guida), incasellandoli in musiche e ritmiche schizoidi. Gli Officinalchemike (anch’essi, come i Mesas, targati “Maninalto! records”) non disdegnano riff robusti, ritmiche funky, sprazzi post jazz e hanno tratti folli che li accostano a Primus, Devo, primi Bluvertigo, qualcosa di Silvestri. Notevolissima la padronanza tecnica degli strumenti e la creatività vulcanica. Complimenti.