Monthly Archives: August 2005

William Red Rossi

ETICHETTA: autoprodotto
DURATA: 57 minuti circa
TRACKLIST: Time has never stopped, For you, It’s my reflection, As you go down the roard, Different worlds, In the light of the day, Love again, What do you mean, Sound sleep, Oh jessy, Dreaming in you wedding dress – – – –

Proveniente dalla Svizzera, William Red Rossi è una delle più piacevoli scoperte del 2005.
Figlio di madre spagnola e padre italiano (ma nativo in Francia), questo poliedrico artista ha iniziato prevalentemente la sua carriera dedicandosi allo studio della chitarra, sia come autodidatta che affidandosi a noti maestri jazz e blues, unendo queste due fonti e forgiando un stile unico e al quanto vigoroso.
Dopo essersi esibito in numerosi festival e concerti come solista, decide di buttarsi a capofitto nel mondo della composizione, arrivando, così, ad incidere il suo primo album: Three appunto.
Avvalendosi di musicisti dalle indubbie capacità tecniche, William Red Rossi sforna un album che ha dell’eccezionale per essere un esordio, riuscendo a non farsi etichettare in nessuna categoria ben specifica.
Si respira di tutto, dal rock al progressive, dal hard al pop, passando da brani più tirati a ballate soft e decisamente malinconiche.
Il tutto condito dalla sua versatile voce, dimostrando di essere un musicista valido anche a livello canoro e compositivo.
Il cd apre le porte con quello che considero il brano più gradevole dell’intero lotto, la bellissima “Time has never stopped”.
Il brano richiama a grandi linea le sonorità dei Dream Theater nell’album “Falling into infinty”, un disco orientato verso composizioni semplici e con un grande influsso di atmosfere pinkfloydiane, riuscendo così nel difficile intento di trasmettere emozioni e feeling prima che dimostrare quanto siano validi tecnicamente i musicisti. Il resto dell’album si muove sulle stesse coordinate, discreta varietà e,soprattutto, grande solarità nelle composizioni, pur non venendo mai meno alla melodia, caratteristica di fondo di questa fatica discografica.
Le sfumature prog, tuttavia, sono l’elemento che più balza agli occhi; grande attenzione alle atmosfere e agli arrangiamenti, passaggi arpeggiati, e la capacità di variare da cantati bassi a cantati alti, spezzandoli con brevi passaggi recitati, rendendo il tutto decisamente affascinante e suggestivo.
L’album scorre così tranquillo e senza intoppi, passando dalla graffiante “It’s my reflection” alle decisamente più sognanti “Love again” e “As you go down the road”.
Nessuna caduta di tono, originalità di fondo abbastanza buona e riscontrabile (anche se il progressive rock degli anni 70 e 80 aleggia prepotentemente su tutto l’album), il che lascia sperare un grande futuro per questo artista e la sua band.
Se aggiungamo la cura di ogni dettaglio, dall’artwork all’ottima incisione fino al sapore internazionale che emerge sin dal primo ascolto, non si può negare che sentiremo ancora parlare di William Red Rossi. [Read more...]

Moist Vagina "Precious things unsaid"

I Moist Vagina sono una giovane band indie-rock proveniente dalla toscana e “Precious Things Unsaid” è il loro secondo lavoro in studio. Un disco registrato al “GRM Service” di Certaldo (FI) nel Febbraio 2005. Per quanto riguarda la produzione e la registrazione in generale, i suoni sono buoni e accettabili e la voce è messa ben in rilievo. Il lavoro presenta sei tracce ben eseguite che porgono un grunge revisionato in chiave moderna, con spunti indie-noise che ricordano molto Verdena e forse anche Giardini di Mirò. Apertura davvero ottima con “Don’t kill Natalia”, un brano splendido con un testo che, pur seguendo una “linea” piuttosto semplice ha il pregio di essere molto profondo e diretto, così come tutti gli altri. Nella traccia due, “6 feet under the ground” non si può fare a meno di notare il timbro di voce del cantante Francesco Falorni che ricorda un certo Alberto Ferrari, ma non troppo. Riff che alternano momenti tenui e irruenti allo stesso tempo. Buona anche la sezione ritmica che si adatta perfettamente alla struttura delle canzoni. “24 Times against the wall” è il terzo brano, uno dei pezzi con il testo più bello, si avvia con la dolcezza iniziale fino a giungere al ritornello in cui il grido di disperazione fa da padrone. Una canzone che trasmette un forte phatos in cui le chitarre raggiungono il massimo dell’incanto. Il quarto brano, “Tricheco” è senza dubbio il più verdeniano di tutti, forse per la sua compagine e per le chitarre che seguono un arpeggio piuttosto malinconico e cupo. Poi il finale presenta una totale disgregazione che tanto ricorda il quartetto di Bergamo. Da questo momento ci avviamo verso gli ultimi due brani, quelli più belli in assoluto, almeno secondo il mio parere. “In Parenthesis” è molto aggressivo e lugubre nello stesso modo, la parte più bella si apre con “everyone is screaming in my ears/everyone is joking with me/everyone is trading on my face”, dopodichè giunge la conclusione completamente strumentale con due chitarre che aprono il cuore nel vero senso della parola.. una emozione ed una bellezza estrema. “Crime” è l’ultimo brano, anche questo uno dei più appassionanti, forse il più bello. Quell’inizio con la voce tanto bassa e dolce che in progressione si avvia verso l’urlo di avvilimento, verso lo sconforto. Qui il singer Francesco da veramente il meglio di sè e mostra le sue evidenti doti canore…una piacevole melodia che termina con un totale strazio di violenta disperazione.
Un grande lavoro, un grande gruppo… una grande prospettiva per il futuro. [Read more...]

SPLEEN CARESS, ABLEPSYA, THE WETFINGER OPERATION, MALEDIA, ALKEMIA, WILLIAM RED ROSSI, STURM UND DRANG

SPLEEN CARESS – SPLEEN CARESS
Se vi piacciono i Cure di “Kiss me kiss me kiss me” fate vostro questo disco. Non penso con questo incipit di fare torto al gruppo di Chieti, oscurandone personalità e peculiarità proprie, i riferimenti sono evidenti ma questo non è necessariamente un male. Sia perché bisogna partire dal presupposto che oggi creare qualcosa di originale a tutto tondo o semplicemente innovativo è davvero complicato, sia perché gli arrangiamenti, forti di sporadici sprazzi elettronici campionati, elevano la cifra accattivante della produzione. Qualcuno ha elaborato un algoritmo che dimostra che le combinazioni possibili fra le note convenzionali sono state tutte già incrociate e proposte, gli Spleen Caress ci dimostrano che si può lavorare anche sull’arrangiamento con gusto sobrio ma al contempo ficcante e convincente. Canzoni come “Have you ever danced…?” e “Waves” stanno lì a dimostrarlo.
ABLEPSYA – NASCITA
Chi ha amato i Kleinkief di “Colori dolciumi fotocopie” o i Marlene Kuntz schiumanti degli esordi, potrà forse trovarne tracce nel secondo lavoro dei pugliesi Ablepsya. Il trio dedica anima e corpo alle dissonanze, all’elettricità torbida e contorta, alla parola delirante, malaticcia ed alienata. L’età media della band fa ben sperare perché inevitabilmente scatteranno dei percorsi di ricerca di maggiore personalizzazione del sound e dell’attitudine ma bisogna dire che già con “Nascita” gli Ablepsya dimostrano un valore evidente e scalpitante. Efficaci le alternanze di arpeggi sghembi e scariche elettrificate, apprezzabili le strutture nervose dei pezzi (“T.I_C” e “Lana” su tutte), da correggere alcune imprecisioni nell’intonazione vocale ma davvero questo è un fattore trascurabile a fronte di un potenziale incandescente.
THE WETFINGER OPERATION – THE WETFINGER OPERATION
Rock-wave romantico e sognante, sonorità eleganti e vellutate, una voce ora accoccolata, ora spigolosa: sono queste le caratteristiche principali dei veneti Wetfinger Operation. “Stars in your eyes” apre degnamente il percorso attraverso il quale si snodano 11 brani autoprodotti che fanno seguito al demo “Vol. 1”, demo del mese su Rumore n° 147 e già recensito dal sottoscritto per Sulpalco in “Sensazioni”. In un periodo in cui la scena new wave pare avere trovato nuovo slancio con band quali Interpol, Franz Ferdinand e Bloc Party, i Wetfinger Operation possono spiccare il volo perché hanno fatto uno scatto in avanti, suonano convinti e puliti, ammaliano. Pezzi come “Lust days of april” o “Bondage before breakfast” trasudano classe. Complimenti.
MALEDIA – BLACK HEAVEN
I tre pezzi di questo demo dichiarano apertamente gli intenti dei Maledia: scrivere e suonare pezzi di chiarissima ispirazione gothic-metal. Le tastiere tendono a dare respiro e magnificenza ai pezzi sostenuti da robusti riff distorti e da una sezione ritmica disciplinatamente secca. La voce femminile amplia lo spettro delle dinamiche dei pezzi. Leggendo biografia e curriculum si apprezza la determinazione di questi ragazzi, la voglia di emergere superando ogni ostacolo. Il mio umile consiglio è di trovare la propria identità allargando gli ascolti anche a generi non propriamente inquadrabili nella formula proposta. I presupposti ci sono tutti. In bocca al lupo.
ALKEMIA – PROMO 2005
Quartetto romano di recente formazione (gennaio 2005), può già vantare un vasto repertorio da cui sono attinte le versioni promozionali dei quattro pezzi in mio possesso. Mi colpisce molto l’idea che gli Alkemia hanno dell'”ascoltatore”: lo considerano “compositore attivo tramite le sue reazioni”. Penso che questo approccio sia molto importante per chi, come gli Alkemia, fa confluire nel proprio rock sound molteplici input, in un contesto pieno di stimoli perché work in progress. I risultati sono davvero apprezzabilissimi. Colpisce immediatamente la versatilità del cantante, le cui modulazioni vocali comunicano un ventaglio di stati d’animo avvolgente e penetrante (e questo mi porta ad avvertire echi di Negramaro). Le composizioni sono mature ed eterogenee grazie al grande lavoro svolto dalle chitarre, la sezione ritmica è piacevolmente camaleontica in ogni passaggio di atmosfera e sonorità. Bravi, molto bravi.
WILLIAM RED ROSSI – THREE
Eclettico e prolifico artista, WRR. Madre spagnola, padre italiano, nato in Francia e residente attualmente in Svizzera. Pare quasi che tale “girandola biologica” abbia segnato l’eterogeneità dell’estro e della conseguente proposta artistica di Rossi. La sua chitarra multieffettata s’intreccia a synth e programmazioni con una certa disinvoltura, la sua voce campeggia sicura e screziata di sfumature che vanno dalla rabbia alla dolcezza, affrescando paesaggi multiformi. E’ ammissibile che nell’arco dei 12 pezzi proposti ci siano leggeri cali di tensione,come anche è comprensibile che gli input divaricati che provengono dall’ascolto di “Three” (dal rock all’elettronica, dal pop a dimensioni simil-unplugged) possono disorientare e rendere faticosa la ricerca di un univoco marchio di fabbrica, tuttavia questo cd convince per composizioni e arrangiamenti raffinati e assai ben eseguiti.
STURM UND DRANG – CECNJA’
Gli Sturm und Drang rappresentano quello che, con un aggettivo troppo spesso abusato (e altrettanto spesso tradito dagli eventi futuri), può definirsi un gruppo “impegnato”. A cominciare dal titolo di questo lavoro si capisce che i ragazzi puntano moltissimo (e con ottimi risultati in termini di gusto e originalità) sul contenuto testuale. Musicalmente, considerando la giovane età, non sono affatto male. Anzi, il refrain di “Cecnjà” (Cecenia), è davvero evocativo, e più in generale gli arrangiamenti dei 4 pezzi contenuti nel cd sono sospesi tra il folk e il combat-rock. Una registrazione di qualità superiore avrebbe reso maggiore giustizia agli Sturm und Drang che tuttavia, considerando i presupposti, hanno un futuro fertile davanti. [Read more...]

Rufus Party

durata: 21 min 49 sec
tracklist:
Too romantic
Crimson Boogie
You are the one
I’m a lover, I’m a saint
C.h. woman

Direttamente dall’Emilia arriva questo power trio con delle sonorità davvero originali.
Influenzati dal blues più puro, i Rufus sono riusciti a prelevarne l’essenza per ottimizzare uno stile d’altri tempi.
Facciamo un viaggio all’interno del disco e scopriamo insieme cosa lo caratterizza così tanto…
La psichedelia, lo standard blues, il rock melodico, il retrogusto per le sonorità black e garage, non sembra possibile,
ma vi assicuro che se ascoltate attentamente forse troverete anche di più.
Nelle prime tracce io sono riuscita a percepire delle micro sfaccettature del grande vecchio Gary Moore, sarà il
modo di cantare o forse perchè questo gruppo ci sa fare veramente.
Da apprezzare la scelta sonora di ogni singolo strumento, la chitarra con lo wha è davvero hendrixiana!
L’old style che si mischia al new sound con un equilibrio perfetto, il bello di questo demo è forse questa capacità
di poter viaggiare sulla musica dei grandi del passato con un tocco di novità che però non distrugge il resto.
Eccezionale. [Read more...]