Un irresistibile matrimonio di suoni: intervista ai Rumba de Bodas

Il loro sound è un mix travolgente di ritmi latin e swing, di sonorità balcaniche e funky, di soul e ska. Un groove irresistibile, che sembra fatto apposta per far venire voglia di ballare anche ai più pigri. Stiamo parlando dei Rumba de Bodas, interessante realtà della scena musicale bolognese.

Nato nel 2008, il gruppo festeggia quest’anno dieci anni di attività. Dieci anni in cui i Rumba hanno portato la loro musica in giro per l’Europa, suonando in Italia, Spagna, Romania, Francia e Regno Unito. In questo periodo hanno visto la luce anche due dischi, “Just Married” (2012) e “Karnaval Fou” (2014), che hanno avuto ottimi riscontri, permettendo alla band di esibirsi su palchi di festival prestigiosi come l’Audiosoup Festival e l’Edimburgh Jazz Festival, in Scozia, o l’Ealing Jazz Festival, in Inghilterra.

Lo scorso anno i Rumba de Bodas hanno lanciato il nuovo singolo “Strawberry Head”, che anticipa l’uscita del terzo disco (prevista per il 2018), registrato presso Duna Studio e per la cui realizzazione il gruppo ha attivato una campagna di crowdfunding su Ulule: https://it.ulule.com/rumba-de-bodas. Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con i Rumba e questo è il risultato.

Cominciamo con una domanda di rito: quando e come sono nati i Rumba de Bodas?

La band nasce nel 2008 a Bologna, in ambito liceale. C’era tanta voglia di suonare, ma anche di intraprendere nuove avventure. C’era, insomma, un gran entusiasmo. Da allora tanti membri si sono dati il cambio e della formazione iniziale siamo rimasti solo in due, ma il motore principale del gruppo è sempre lo stesso: la voglia di fare quella “balotta” che solo con la musica si può creare.

Che cosa significa il vostro nome? Perché avete chiamato così il progetto?

Letteralmente il nome significa “rumba delle nozze”, quell’atmosfera di festa e follia, di rottura rispetto al quotidiano che un po’ in tutto il mondo si crea durante i matrimoni. E, naturalmente, il nome rispecchia anche quello che è la nostra musica: un matrimonio di più stili, generi e repertori in un unico show che faccia ballare.

Il vostro primo album “Just Married” ha venduto ben 8.000 copie e avete presentato il secondo disco “Karnaval Fou” in un tour di oltre 100 date, in Italia e in Europa. Un ottimo risultato per una band emergente! Secondo voi, cosa piace della vostra musica?

Con la crisi del mercato discografico che stiamo vivendo, è stupefacente vedere quanto siamo stati in grado di diffondere i nostri album precedenti. Dipende molto dal fatto che per anni abbiamo suonato in strada in tutta Europa, distribuendo così i CD capillarmente a un prezzo popolare, tecnica che si è rivelata efficace! Forse quello che piace della nostra musica è la vitalità. Quello che proviamo a fare è trasmettere gioia mentre suoniamo. Spesso ci dicono: “Che bello, si vede che vi divertite!”.

Avete aperto i concerti di musicisti come i Modena City Ramblers, i Punkreas, Vinicio Capossela. Avete collaborato anche con qualcuno di loro?

Con “Fry”, il violinista dei Modena City Ramblers, c’è un rapporto d’amicizia. Ha registrato un pezzo nel primo album e ogni tanto, se capita in zona mentre suoniamo, sale sul palco con noi per fare qualche pezzo. È sempre molto divertente condividere il palco con un bravo musicista come lui!

Ho letto che avete partecipato a molti festival, soprattutto in Scozia e in Inghilterra. Qual è stata l’esperienza più bella?

Negli anni abbiamo girato diversi festival, sì! Ognuno è un microcosmo particolare. Siamo molto legati a un piccolo festival scozzese che si chiama Kelburn Garden Party: ci siamo stati per due anni consecutivi, nel 2014 e nel 2015, e si respira un’atmosfera veramente folle. Ci abbiamo anche girato il video di un nostro pezzo, “Sweet Crazy Sunshine”.

Trascorrete in giro insieme davvero molto tempo! Avete qualche aneddoto divertente da raccontarci?

Aneddoti? Se ne potrebbe scrivere un libro! Ogni tour dei Rumba è un’avventura, soprattutto i primi, quando si dormiva nei parchi e si suonava per strada. Sul nostro vecchio furgone, che aveva più di vent’anni, ce n’è di roba da raccontare… una volta l’abbiamo spinto a mano fuori da un traghetto a Messina! Un altro aneddoto? Nel 2014 abbiamo creato un’improbabile compagnia di circo con un tendone francese e siamo partiti in carovana dalla Francia alla volta della Scozia, con tanto di bambini. Ne sono successe veramente di tutti i colori! Ve le racconteremo volentieri, se verrete ai nostri concerti…

Visto che avete suonato sia in Italia che all’estero, cosa pensate della scena musicale italiana di oggi? Quali sono le difficoltà per le band che portano avanti progetti originali?

In Italia c’è una grande voglia di musica dal vivo. In realtà il panorama è molto vivace. Tanta gente suona, ci sono tanti festival di varie taglie e per una band con un repertorio variegato come la nostra si apre un bel ventaglio di possibilità. Anche il boom che sta avendo la cosiddetta “musica indie” è positivo, perché porta l’attenzione su giovani che fanno musica originale. Quello che manca sono gli spazi e le agevolazioni. Avere accesso agli spazi è tutto: significa poter realizzare connessioni, collaborazioni, organizzare, creare. In Italia, invece, sembra ci sia una lotta per l’accesso agli spazi, è come se le istituzioni faticassero a tenere il passo con quello che si muove a livello culturale. I giovani sono poco rappresentati, poco ascoltati e chi decide fa parte di altre generazioni, ha altre priorità. Prendiamo a Bologna il caso Labas. Raramente un centro sociale ha avuto una partecipazione popolare così appassionata. C’è un disperato bisogno di spazi come Labas, che migliorano la qualità della vita in città, ma le amministrazioni pensano agli alberghi di lusso e sgomberano. All’estero abbiamo notato che c’è più facilità e più disponibilità di spazi, soprattutto in Germania. Per una band emergente le difficoltà sono logistiche e pratiche, le sale prove costano, i locali pagano poco, la gente fatica a pagare biglietti per band che non sono conosciute.

Avete appena lanciato una campagna di crowdfunding per finanziare il vostro nuovo album. Volete parlarcene?

Molto volentieri! È semplice: fare un album costa un sacco di soldi! Tra studio, missaggio, master, grafiche e stampe, c’è da fare un bell’investimento, per cui questo sistema è molto utile a chi si trova nella nostra situazione. Chiunque ha la possibilità di fare una donazione su una piattaforma di crowdfunding, dove c’è una pagina dedicata al nostro progetto. In cambio, a seconda della somma donata, noi spediremo a casa, appena pronto, l’album, in CD o vinile, e qualcosa del nuovo merchandising (tazze, magliette). E’ come se il pubblico decidesse cosa produrre a seconda dei propri gusti. Il pubblico si fa co-produttore e questo è molto bello! Quindi tutti su Ulule: https://it.ulule.com/rumba-de-bodas/

Musica e nuovi media. Quanto è più facile farsi conoscere oggi grazie ai Social network, a YouTube, a Spotify? Ci vedete anche qualche svantaggio?

Non si può negare che i social network siano utili per la promozione di una band. È molto facile rimanere in contatto con i propri fan e aggiornarli sulle novità. Ovviamente le nuove tecnologie hanno soppiantato le vecchie, che in realtà erano più redditizie per i musicisti! Oggi non si guadagna più niente dalla vendita di dischi, perché è tutto online, i dati sono disponibili a tutti e lo streaming come Spotify paga una miseria. Quindi ci sono pro e contro. I musicisti negli ultimi anni campano solo di live e qualche diritto se fanno musica originale, per cui andate ai concerti, spendete per la musica live!

Oltre al nuovo disco, che idee bollono in pentola per il futuro? Dateci qualche anticipazione!

Eh, non possiamo svelare troppo per non bruciarci l’effetto sorpresa, ma sappiate che a marzo partiremo con il nuovo tour e nello show dei Rumba ci saranno delle belle novità! Tenete d’occhio la data di lancio del disco, dovrebbe essere all’inizio di marzo…

Avete un ultimo messaggio per i nostri lettori?

Che dire al pubblico di SulPalco? Essere lettori di una rivista significa essere interessati al panorama musicale, cosa non scontata. La musica muore se non c’è un pubblico curioso, attento, anche pignolo e vorace! Quindi l’invito è ancora una volta quello di essere dei consumatori di musica, soprattutto live. Oggi con internet è facile avere tutti i contenuti a casa, ma la musica live è un fenomeno insostituibile da qualsiasi tecnologia e fa bene a tutti. Andiamo ai concerti!

I Rumba de Bodas sono (da sinistra): Mattia Franceschini (tastiere e syhnt), Guido Manfrini (sax baritono e contralto), Giacomo Vianello (basso), Alessandro Orefice (batteria), Francesco Giammarella (sax tenore e clarinetto), Elia Conti (tromba e chitarra) e Rachel Doe (voce).

Contatti:

FACEBOOK https://www.facebook.com/RumbaDeBodas

SPOTIFY https://open.spotify.com/artist/43IQ5G04w55ib9XRwCAoIJ

SOUNDCLOUD https://soundcloud.com/rumbadebodas

WEB www.rumbadebodas.com

 

Per i lettori bolognesi, l’articolo sui Rumba de Bodas sarà pubblicato anche sulla fanzine cartacea PILOTA.