John Scofield: Country for Old Men a Empoli Jazz

71oBao1qbkL._SL1280_ Nel corso della sua lunga e intensa carriera, John Scofield ha suonato al fianco di musicisti del calibro di Charles Mingus, Miles Davis, Chet Baker, Billy Cobham e Pat Metheny. Nell’arco di trent’anni è riuscito a dare alla musica jazz nuovi impulsi, grazie al groove delle sue ritmiche, alla fantasia dei suoi riff e ad uno stile chitarristico capace di fondere il jazz con altri generi musicali, come il funk e il blues. O con la musica country – genere tipicamente americano – da cui Scofield ha attinto per comporre i brani del suo ultimo lavoro, “Country For Old Men”. Ospite d’onore della rassegna Empoli Jazz, John Scofield è salito sul palco del Teatro La Perla di Empoli lo scorso 15 marzo per presentare l’album anche al pubblico italiano, accompagnato dal fidato Bill Stewart alla batteria, da Sullivan Fortner al piano e all’organo Hammond e da Vicente Archer al contrabbasso (che hanno sostituito rispettivamente Larry Goldings e il basso elettrico di Steve Swallow del disco). L’album, uscito a settembre per la Impulse!, si è aggiudicato nel 2017 ben due Grammy: uno come miglior album jazz statunitense, l’altro per la canzone “I’m So Lonesome I Could Cry”, premiata come miglior canzone jazz strumentale.

 

Ispirandosi a un patrimonio musicale fortemente “made in U.S.A.”, Scofield è riuscito a reinterpretare in chiave jazzistica dodici brani tradizionali (semplici solo all’apparenza), sperimentando con gli arrangiamenti e con gli assoli in modo originale e innovativo, giocando con la struttura e l’armonia. Il risultato è un disco in grado di toccare anche quelli che non sono puristi del jazz e un omaggio alle polverose storie d’America, venate di dolcezza e malinconia, attraverso gli occhi di chi ne ha viste tante. Il concerto, come l’album, si apre con la canzone “Mr. Fool”, un brano nostalgico in cui a cantare è la chitarra, sostituendo a tutti gli effetti la linea vocale su un groove decisamente blues. Con “Mama Tried” (brano scritto da Merle Haggard) i musicisti cominciano a spingere, in uno scambio di assoli swing e sguardi divertiti, che è un piacere seguire. Finito il pezzo, Scofield saluta per la prima volta il pubblico e introduce la canzone successiva, “Jolene” di Dolly Parton, vero e proprio classico della musica country. Non appena gli strumenti tacciono, di nuovo Scofield prende la parola, questa volta per recitare le prime strofe del brano successivo, “Bartender’s Blues” di James Taylor: “I’m just a bartender / And I don’t like my work / But I don’t mind the money at all / I see lots of sad faces / And lots of bad cases of / Folks with their backs to the wall / But I need four walls around me / To hold my life / To keep me from going astray / And a honky-tonk angel / To hold me tight / To keep me from slipping away”. Nell’arrangiamento jazzy, sonorità blues si mescolano a echi gospel, dando luogo a una fusione tra generi fantasiosa e d’impatto. La canzone successiva è il celebre brano di Hank Williams “I’m So Lonesome I Could Cry”. Rispetto agli altri brani dell’album è in questo pezzo (già premiato ai Grammy) che l’arrangiamento si fa più squisitamente jazz e sperimentale, caratterizzandosi per il tempo serrato e l’assolo di chitarra intenso ed espressivo come un lamento. Si tira il fiato invece nel brano successivo, “You’re still the one”, una ballata dolce e romantica, che mette in luce tutta la versatilità di Scofield e della sua band nel passare da uno stile all’altro. Sul finale, viene inserita a sorpresa in scaletta anche l’originale rielaborazione di  “Don’t Fence Me In”, cowboy song di Cole Porter (famosa nella versione di Bing Crosby), non inclusa nell’album. Il concerto non poteva che concludersi con la bellissima versione di “Wayfairing Stranger” nel bis, tradizionale canzone folk, interpretata tra gli altri da Johnny Cash e Neil Young. Country-for-Old-Man--2016