Intervista ai Liv Charcot

 

Uscito l’ 11 Novembre “La fuga” primo album dei Liv Charcot, band pop-rock italiana nata nel 2014, formata da Lorenzo Cominelli (voce e basso), Tommaso Simoni (chitarra), Giulio Fagiolini (tastiere) e Nicolò Selmi (batteria).

La fuga” è un concept album che parla di un grande viaggio, in undici storie e tipi di evasione: una fuga da sé stessi, una fuga costretta da un abbandono, un’altra per raggiungere l’unica donna davvero desiderata, fughe da situazioni insopportabili e persino la fuga spaziale di un cosmonauta che decide di perdersi nell’ignoto, quell’universo che nessuno conosce, come accade nel primo singolo estratto dall’album “Cosmonauti Perduti”.

 

– Come e quando è nato il vostro progetto musicale ?

Il progetto musicale “Liv Charcot” è un progetto recente in quanto nasce nel 2014 ma si può considerare l’evoluzione di un precedente progetto che portava il nome “Indovena”. Questa evoluzione è iniziata quando alla formazione di cui facevano parte Lorenzo Cominelli, Tommaso Simoni e Giovanni Lombardi si è aggiunto nel 2011 il tastierista Giulio Fagiolini, il quale ha portato un notevole cambiamento nel modo di suonare della band, muovendosi da un Rock spinto e crudo verso un genere più arrangiato e ricercato. La mutazione da Indovena a Liv Charcot si è conclusa quando Giovanni, in seguito alla registrazione de “La Fuga”, per motivi di lavoro si trova costretto a lasciare la band, e al suo posto subentra Nicolò Selmi come nuovo batterista.

– Come sono nate le canzoni del vostro album e da cosa sono state ispirate ? 

Le canzoni sono nate da un lungo lavoro in sala prove durante il quale ogni pezzo è nato, come di getto ,attraverso ripetute jam session, le parti che più ci piacevano sono state in seguito raffinate ed elaborate fino a raggiungere il risultato che adesso potete ascoltare. L’ispirazione è stata diversa per ognuno di noi, tutti quanti abbiamo gusti musicali molto vari come diverse sono state le esperienze vissute, quindi possiamo dire che in ogni canzone c’è un po’ di ognuno di noi, è proprio per questo che il risultato finale ci ha entusiasmato tanto! I testi delle canzoni sono nati successivamente grazie ad un lavoro a sei mani di Lorenzo Cominelli, Marco Morando e Vincenzo Moggia che hanno dato vita a 11 storie tutte concettualmente legate da “La Fuga”.

– Quanto conta per voi suonare live e riuscite a farlo ?

Suonare live è fondamentale! Sarebbe sciocco lavorare tanto ad un progetto per poi lasciarlo marcire in sala prove. Credo che per un musicista non ci sia emozione più intensa e soddisfazione più grande di poter portare la propria musica su un palco e farla vivere alle persone presenti. Per quanto riguarda il riuscire a farlo, con i Liv Charcot dobbiamo ancora metterci alla prova, ma questo non ci spaventa, anzi, non vediamo l’ora! Stiamo appunto lavorando sulla preparazione del live e partiremo a suonare nei locali a partire da Febbraio.

– Cosa ne pensate della situazione dei “locali da live” e del pubblico in Italia, vi sarà capitato di suonare nella taverna di turno, davanti ai due soliti ubriaconi ?

Suonare male amplificati, in un angolo di qualche sconosciuto locale con i soliti due ubriaconi davanti che provano ad ascoltarti è un’esperienza inevitabile! Soprattutto agli inizi, quando ogni posto va bene, basta suonare, e non ti importa né del compenso, né dello spazio né tanto meno di quanto pubblico ci sarà a sentirti. Naturalmente più passa il tempo e più si cerca di calcare palchi che possano definirsi tali e in Italia a differenza di quel che si pensa ci sono molti locali ben attrezzati che propongono musica dal vivo, anche se stanno diventando sempre più selettivi, lasciando poco spazio per band emergenti che devono ancora farsi le ossa. Gli italiani poi non sono un pubblico facile da accontentare, ma se vedono che gli viene proposto un prodotto di qualità sono forse il pubblico migliore per il quale una band possa sperare di esibirsi.

–  Un’opinione spassionata sulla SIAE e le alternative che sono nate ?

Tutelare le proprie creazioni è sempre un bene, e la SIAE lo fa in maniera efficiente. Effettivamente sono nate molte alternative per tutelare le proprie creazioni artistiche e per musicisti che sono agli inizi forse sarebbe meglio buttarsi su di esse anche perché spesso hanno tariffe più accessibili. Ma quando si decide di fare le cose in grande è sempre meglio rivolgersi al top sul campo.

– In Italia la musica da classifica ormai esce solo dai vari Talent, per voi è vero o falso ? Ma soprattutto cosa ne pensate, della loro controparte “povera”, quali sono le centinaia di contest per band emergenti in Italia ?

Purtroppo è vero, in Italia le classifiche le fanno i talent. Questo probabilmente accade perché in un talent il pubblico ha tutto il tempo di affezionarsi a un determinato artista. Per questo motivo spesso ad uscire vincitore e restare al primo posto delle classifiche non è l’artista migliore, ma quello a cui il pubblico si è più affezionato. Per quanto riguarda i contest dedicati alle band emergenti il discorso è lievemente diverso: non essendo competizioni con un ampio pubblico spesso il giudizio delle vari band viene deciso unicamente da giudici (più o meno qualificati) che selezionano le band senza badare al fatto che magari il bassista sia antipatico o il cantante una prima donna. La salvezza dei contest è che nessuno conosce e soprattutto a nessuno interessa conoscere i componenti della band, basta che da loro esca fuori buona musica.

– Cosa ne pensate dell’attuale panorama musicale “alternativo” italiano e più precisamente si sentono e suonano sempre gli stessi o c’è spazio per tutti ?

Il panorama “alternativo” delle band italiane è molto interessante, ci sono band che stanno portando qualcosa di nuovo e di buono nel panorama musicale, il problema è che spesso nessuno li vuole ascoltare e si rimane legati ad artisti che sono sui palchi da una vita e da una vita propongono sempre la solita cosa senza mai rinnovarsi… lo spazio per tutti ci sarebbe se solo volessimo.

– Secondo voi, se una band è valida riesce ad emergere o ci vuole sempre la “spintarella” ?

I tempi in cui una band emergeva solo perché valida sono finiti nello stesso momento in cui sono spariti i leggendari Talent Scout, quella mitica figura che vagava per i locali in cerca di carne fresca che facesse buona musica per poi promuoverla. Ai tempi d’oggi non basta più, non c’è più nessuno che scommette su una band o su un artista, anche se valido. La spintarella c’è sempre voluta ovunque e in tutte le ere ma per arrivare ad averla ci vuole una base di merito.

– Che rapporto avete con le nuove forme di distribuzione della musica (Spotify, Youtube, etc..), pensate sia indispensabile essere su questi canali o il classico CD/Vinile fisico può bastare ? Si può benissimo dire che il classico CD è diventato obsoleto a confronto con la distribuzione multimediale. I grandi social come appunto YouTube, SoundCloud, Facebook ecc. sono stati di grande aiuto per quanto riguarda la promozione della musica indipendente e non, perché su questi portali è data a tutti la possibilità di farsi notare, ma allo stesso tempo questa “libertà” ha schiacciato il mercato delle vendite dei CD e dei Vinili. Così oggi è diventato molto più facile farsi conoscere quanto più difficile fare soldi con la musica. Il CD/Vinile fisico è diventato più un oggetto da collezione che non un modo per scoprire nuova musica. Senza dubbio rimane il modo migliore con cui una persona che segue e apprezza una band possa dimostrargli il suo affetto.

– Il vostro “suonare” è solo una passione o anche un lavoro?

Sicuramente è una passione e ci piacerebbe che diventasse anche un lavoro, anche se non è semplice.

– Guardate Sanremo ? E se vi proponessero di suonarci, lo fareste ?

Se guardiamo Sanremo? Magari non lo seguiamo dall’inizio alla fine ma un’occhiata ogni tanto per vedere cosa il panorama musicale Italiano ha deciso di tirar fuori la diamo. Se ci proponessero di suonarci sicuramente risponderemmo di si, alla fine dei conti è uno dei programmi musicali più visti in Italia, ed è quindi un ottima vetrina per promuoversi.

– Per concludere e se vi và, volete ringraziare qualcuno in particolare ?

Certo che ci va! Partiamo da Giovanni Lombardi, compagno di avventure e nostro batterista precedente; Ivan Antonio Rossi che ha registrato, missato e prodotto “La Fuga” e ha saputo capirci e tirare fuori il sound perfetto per le canzoni che avevamo in mente; le collaborazioni eccellenti che abbiamo avuto, Martina Benifei al violoncello, Beppe Scardino al Sax e la cantante lirica giapponese Kazue Yamagouchi; l’estro e la follia di Marco Morando (aka Glavast) e Vincenzo Moggia che hanno partecipato alla stesura dei testi; Linda Bucciantini che con la sua incredibile creatività e sensibilità per il colore ha curato tutto l’impianto grafico della copertina e del booklet; Giacomo Favilla, nostro amico e regista storico, che ha curato anche la regia di Cosmonauti Perduti, videoclip del primo singolo estratto dall’album; ma soprattutto tutte quelle persone che ci seguono con affetto e che, virtualmente o fisicamente, ci motivano e ci sostengono ogni giorno dandoci la forza di andare avanti con entusiasmo in questa bellissima avventura.

 

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