THE DUST

Elisabetta: “Ciao ragazzi, iniziamo con le presentazioni…”
Ciao a tutti e grazie Elisabetta. Noi siamo Luca Somera alla batteria, Andrea Gottardi alla chitarra, Andrea Salvador al basso e Roberto Grillo alla voce.

“come vi siete incontrati e come è nato il progetto THE DUST, qual è l’origine del nome e chi l’ha scelto?”
Roberto: Già. come dice Gianluca (il nostro ex-chitarrista) nella parte “barrettiana” di Never Stopping, “ci siamo formati al Liceo, diciamo.”. Ed infatti The DusT nasce all’inizio del lontano 1995 da me, e almeno “formalmente”, Alessandro Brieda. Eravamo al primo anno di Liceo Scientifico, a Vittorio Veneto, e ci mettemmo in testa, dopo un pomeriggio di “jam-session” alla tastiera con altri nostri due compagni di classe, Andrea Cimetta e Daniele Pradella (nessuno dei due strumentista!) di formare un gruppo. io alla voce naturalmente, e Alessandro alla chitarra. Gli altri due avrebbero dovuto imparare a suonare uno strumento. Ah ah ah! Incredibile. ora che ci penso era proprio una cosa buffa. ma come facevo a crederci? Dio mio.! Comunque. Io scrivevo canzoni in italiano, e forse un po’ mi ispiravo a Ligabue (nei testi), ché ne ero fan. Ci chiamavamo Out for Out, ma in realtà non combinammo proprio niente, dato che il tutto era decisamente aleatorio. In Aprile però ci fu una prima trasformazione: la passione per i Queen (dei quali comunque ero già un fan accanito) aveva preso il sopravvento e in un periodo in cui andavo pazzo per Another One Bites The Dust, decisi di cambiare il nome del “gruppo”, che così divenne The DusT, perché mi piaceva il suono. non per il significato (e se devo dir la verità, ora il suono non mi piace più. ora è più una questione di identità.!). In estate, però, Alessandro “mi lasciò” e andò a formare un gruppo punk (proprio il contrario di quello che volevo fare io.!), così nel giugno 1996, quasi un anno dopo, mi avvicinai ad un certo Gianluca Caberlotto (jan_), della sezione B (io ero in A) e gli chiesi: “Ma ti. satu sonàr?”. E così iniziò la vera storia di The DusT, con me alla voce e jan_ alla chitarra. Col tempo arrivarono Andrea Salvador al basso (1997), e dopo decine di batteristi “in affitto”, Luca Somera alla batteria (2001), per giungere infine all’anno scorso, con l’arrivo di Andrea Gottardi alla chitarra, dopo l’abbandono di jan_.

“la difficile storia della vostra band sicuramente vi ha anche aiutato a superare diverse difficoltà…”
R: Eh, la nostra è stata, e continua ad essere, una storia travagliata! Gli inizi sono stati durissimi, e tanti sogni e poca realtà. poi lunga mancanza di strumentisti, quindi decine di batteristi precari. pochi concerti e sempre problematici. registrazioni di demo rinviate per anni. concorsi che si sono rivelati sempre o quasi degli specchietti per le allodole, litigi, crisi, abbandoni. ma anche grandi momenti creativi, piccole soddisfazioni (ma grandi delusioni). Insomma, un’odissea senza fine. Ma ci è servita per fare carattere, e crescere, maturare. Ora stiamo attraversando un periodo tutto sommato sereno e stiamo valutando l’andamento di cinema rétro. abbiamo finora ottenuto ottime recensioni dalle webzine (una delle migliori proprio qui.!) e stiamo ancora aspettando che le etichette si facciano avanti. Abbiamo atteso un bel po’ a spedire il cd. abbiamo atteso il riscontro della critica. adesso speriamo ci possa aiutare non solo a farci conoscere al popolo del web, ma anche a fornire alle etichette dei parametri di (buona)valutazione. Insomma, discografici cari… guardate quanto bene scrivono di noi. ci sarà un motivo, no? 🙂

“quanto conta per THE DUST suonare LIVE?”
R: conta molto, certo, perché serve, così a noi come a tutti i gruppi, crediamo, ad affinare, o addirittura a scoprire, quel feeling necessario per esprimere al meglio la nostra creatività. Perché la creatività non è solo “mentale”, ma anche sensibile, per così dire. nel corpo, e nell’esperienza. Suonare dal vivo, poi, riserva sempre un’emozione diversa, che può essere meravigliosa, oppure, qualche volta, davvero brutta, nel caso le cose non vadano proprio bene. Ma in ogni caso suonare live significa sempre fare esperienza. E fare esperienza significa crescere e maturare. Eppure, sebbene mi piaccia esibirmi e lo faccia con tutto me stesso, adoro il lavoro in studio, le sovraincisioni, il lavoro di produzione e post-produzione. scoprire nuove tecniche per dare un po’ alla volta sempre più espressività alle canzoni, curarle nei minimi particolari, inseguendo la perfezione.

“come e dove cercate di promuovere le vostra canzoni dal vivo? Proponete anche cover?”
R: Purtroppo dal vivo non possiamo permetterci di puntare sulle nostre canzoni, dato che in Veneto ci sono pochi locali dedicati veramente alla musica live, pochissimi di questi sono accessibili ai gruppi emergenti che sono “fuori dal giro”, e ancor meno di questi sono quelli che propongono musica originale. I locali in cui possiamo esibirci sono pub, bar e talvolta disco-pub. e in questi posti la gente vuole le cover (e Vasco in particolare.). Noi siamo ben contenti di suonare le canzoni dei nostri maestri (Queen, Beatles, Rolling Stones, Pink Floyd, Oliver Onions e molti altri.) ma certo sarebbe più bello se il pubblico fosse più preparato per sentire roba nuova. Comunque 3-4 canzoni nostre riusciamo a metterle, in ogni scaletta. è poco, certo, ma è bello notare come, sempre più, queste vengano apprezzate immediatamente anche più di alcune cover!

“il panorama musicale italiano in cui dovete muovervi vi porta a scelte obbligate?”
R: L’unica scelta obbligata è quella che abbiamo appena citato: un repertorio live al 90% basato sulle cover. Noi non crediamo nelle scelte obbligate, noi facciamo quello che ci piace e che ci sembra giusto. Certo, il panorama italiano è desolante, in tutti i sensi, e il nostro cantare in inglese ci penalizza molto, ma questo è quello che ci sentiamo di fare, e questo continueremo a fare, a meno che non ci venga un giorno voglia di cambiare. ma succederà solo per volontà nostra, non certo per obbligo. Ecco, forse un “obbligo” sarebbe emigrare. o comunque puntare di più sul proporci all’estero. In realtà, comunque, è una cosa che già stiamo facendo. spedendo molti cd ad etichette inglesi, per esempio.

“aspettative future….”
R: Speriamo che cinema rétro desti l’interesse delle etichette, grosse e piccole. E allora potrebbe essere per noi il primo vero passo nel cosiddetto “show-business”. Attenzione, adesso la spariamo grossa. noi crediamo molto in noi stessi, e siamo sicuri che se dovessimo riuscire a proporci al grande pubblico grazie a qualche etichetta “illuminata”, non ci fermeremmo più.! Tu chiamala, se vuoi, presunzione.

“un saluto agli amici di Sulpalco.com”
Ciao a tutti gli amici di Sulpalco! Confidate in Dio e. sosteneteci!

IN BOCCA AL LUPO ALLORA!!!!

the dust

Tracklist:
1. Rocketman
2. The Sands are running out
3. Switched off
4. Foolife
5. My love
6. Another situation
7. Sammy and Jenny
8. Never stopping
9. It’s you
10. Know how you’re feeling

The Dust nasce nel 1995 grazie al cantante Roberto Grillo, ma fin da subito il gruppo subisce continui cambi di componenti fino al 2005, quando il cd è pronto, dopo l’ennesimo abbandono di un musicista.
Storia travagliata per questa band, costretta a vivere difficoltà dovute alla mancanza di stabilità dei membri, alla conseguente assenza di concerti e a tutto ciò che comporta non avere la certezza del domani…
Eppure anche con una produzione a singhiozzo, riescono a trarre da questa esperienza, sicuramente non positiva, l’aspetto migliore, e le molteplici sfaccettatture della loro musica ne sono una prova.
Si spazia dal rock-blues al glam-rock, dal pop alla psichedelia, passando da nomi di riferimento come Pink Floyd, Rolling Stones, Beatles, Queen e Led Zeppelin, tutti made in England.
L’ispirazione spirituale conferisce ulteriore espressività agli strumenti.
Le songs sono molto diverse tra loro e godono di una freschezza ed originalità davvero uniche, risultato di una maturità artistica d’altri tempi.
Il disco si apre con una track ispirata e dedicata al grande ed inimitabile Freddy Mercury, con buona interpretazione canora e ottimi arrangiamenti.
Suoni discreti, ma che dialogano bene, anche grazie all’utilizzo dei fiati in alcune canzoni.
La filosofia perfezionista ha dato i suoi frutti, con risultati davvero straordinari, musicisti preparati, senza la pretesa di strafare, sounds personali e studiati nei minimi dettagli, una storia difficile, ma con ottime prospettive per il futuro.
Davvero bel lavoro, i miei più sentiti complimenti soprattutto per l’originalità, che manca molto sul panorama musicale attuale.
Più che di demo, si deve parlare già di disco vero e proprio, sorretto da idee chiare e precise, e da un feeling con gli strumenti davvero invidiabile.
Se posso dare un voto…90100…e mi è piaciuta anche la veste grafica, semplice ma completa.
Ancora complimenti, spero possiate trovare l’etichetta giusta per la produzione del vostro disco.
Segnalo il sito: www.thedust.splinder.com