Carmen Consoli e Max Gazzè: il concerto al Palanord di Bologna

Quando uscì “Confusa e felice” di Carmen Consoli, frequentavo il liceo. Mi colpirono “Venere” e “Amore di plastica”. Mi piacque subito quella cantante piena di grinta, che calcava il palco con la chitarra in mano. Era il 1997. Nello stesso anno Max Gazzè pubblicò il singolo “Cara Valentina”, una canzone che adoro e che anticipava l’uscita dell’album “La favola di Adamo ed Eva”. Il live di Bologna, durante il tour di presentazione del disco, fu uno dei miei primi concerti. Ricordo che quella sera io e i miei amici riuscimmo anche a fare una foto insieme a Max. Ero emozionatissima per averlo incontrato.

Vent’anni dopo li ho ritrovati, Carmen e Max, per la prima volta in duo al Palanord, in un concerto strepitoso, organizzato con il supporto dell’Estragon Club. Non è tuttavia la prima collaborazione per i due cantautori siciliani, che in passato hanno inciso insieme “Il motore degli eventi” e “Tra l’aratro e la radio”. Oggi sono invece in tour per presentare i rispettivi lavori discografici, usciti entrambi nel 2015.

Carmen Consoli sale sul palco per prima, pizzicando le corde della chitarra e intonando “’A finestra”, in dialetto catanese. Alle spalle della cantautrice, un’orchestra eccezionale, composta da violino, viola, bouzouki, violoncello, fiati, chitarra, basso e batteria. Alternati ai pezzi del nuovo disco – tra cui la title track “L’abitudine di tornare” – Carmen regala al pubblico tanti dei suoi successi. Bellissima la versione acustica, chitarra e voce, con cui la musicista ripropone alcuni dei brani più famosi: “L’ultimo bacio”, “Fiori d’arancio” e “Geisha”. Senza la band, ma accompagnata dal calore dei fan, che conoscono a memoria le parole delle sue canzoni.

Sul finale di “Venere”, sale sul palco Max Gazzè e prende il posto della Consoli, aprendo con “Sirio è sparita”. Si diverte col basso, a ritmo di reggae, poi scalda il pubblico con “Mille volte ancora” (singolo tratto dall’ultimo album “Maximilian”, così come “Teresa” e “Ti sembra normale”). Nemmeno Max, comunque, lesina sui pezzi che l’hanno reso famoso, da “Vento d’estate” (brano che cantava insieme all’amico Niccolò Fabi) a “Il timido ubriaco”, introdotto dalle note del nose flute. E poi “Cara Valentina”, “La favola di Adamo ed Eva” e “Una musica può fare”, con un arrangiamento da disco music, da ballare scatenati.

Carmen e i suoi musicisti non possono che tornare in scena, facendo “u treninu”. “Metti il basso assistant, tu che non fai mai errori”, scherza Carmen e Max ribatte: “Beh, se uno col basso, cercando la nota, fa il woao-oa, sembra fatto apposta. Mica si sente come con la chitarra!”. Si lanciano poi in un bis lungo quattro pezzi, questa volta suonati assieme (“Parole di burro” e “In bianco e nero” della Consoli, “La vita com’è” e “Sotto casa” di Gazzè), per ricordarci che la musica italiana è viva e vegeta. E può essere ancora una grande festa.