Alla scoperta di Planet Zero, album d’esordio degli ART

C’era una volta, nelle profondità dello spazio, un alieno cieco dalla nascita che trascorreva il tempo scrutando con uno strano marchingegno la vita e la popolazione di un pianeta lontano (la Terra?), da lui chiamato Planet Zero. È questo il concept alla base del disco d’esordio degli ART, gruppo rock melodico, nato da un’idea di Enrico Lorenzini (tastierista e songwriter della band). Uscito per l’etichetta Sliptrick Records, Planet Zero è un debut album realizzato da musicisti tutt’altro che debuttanti, con personalità forti e un’esperienza da palco decennale.

Al di là delle influenze musicali dei componenti della band, che come loro stessi riconoscono sono le più disparate (dai Whitesnake ai Toto, dai Deep Purple alla PFM), Planet Zero è un lavoro originale, a sé stante. Un album coinvolgente, curato nei dettagli e capace di amalgamare sonorità progressive e psichedeliche a brani più solari, che stringono l’occhio all’hard rock anni Ottanta. In questo disco, poi, la narrazione ha la stessa importanza dei suoni: i nove brani vanno ascoltati insieme e possono essere letti come nove diversi racconti.

Planet Zero è un viaggio suggestivo attraverso universi soprattutto interiori, che prende le mosse dalla storia del cieco osservatore nella prima traccia, intitolata appunto “Blind Man”. Nell’arco di sette, movimentati minuti, il dialogo tra le accattivanti note del synth e i riff d’impatto del chitarrista Roberto Minozzi trascina l’ascoltatore in un mondo fatto di suoni evocativi e fantasiosi.

Sollevato il sipario, l’introduzione lascia il posto al tema di “Four Colors”. È in questo bellissimo brano melodico, esaltato dal timbro caldo di Denis Borgatti, che le doti di songwriter di Enrico Lorenzini si lasciano meglio apprezzare. Da brividi. Si prosegue con “Perfect time” e le sue orecchiabili sperimentazioni elettroniche, accompagnate da una solida sezione ritmica, con Diego Quarantotto al basso e Fabio Tomba alla batteria, che non perdono un colpo.

Tra le raffinate ballad “No Butterflies” e “Insomnia” e i loro godibilissimi assoli di chitarra, viene piazzata la title track “Planet Zero”. Il passaggio alla seconda parte del disco è celebrato così: alternando le sonorità prog delle tastiere a parti molto più hard rock. La vena melodica degli ART viene poi subito ripresa in due brani dal forte impatto emotivo, “Yellow Leaves” e “Scarecrow” (che tende un po’ al gothic). Il finale del disco è affidato all’acustica “Nothing Else”, con il tocco delicato del piano a chiudere il cerchio.

Siamo riusciti a incuriosirvi? Planet Zero è disponibile anche su Spotify e sul sito degli ART potrete trovare testo e interpretazione di ogni brano.

Gli ART sono:

Denis Borgatti – Voce & Piano

Enrico Lorenzini – Tastiere & Synth

Diego Quarantotto – Basso

Fabio Tomba – Batteria

Roberto Minozzi – Chitarra

INFO:

Album: Planet Zero

Artista: ART

Anno: 2016

Etichetta: Sliptrick Records

Planet Zero è disponibile su Spotify ed è acquistabile su Amazon.

 

TRACKLIST:

1. Blind Man
2. Four Colours
3. Perfect Time
4. No Butterflies
5. Planet Zero
6. Insomnia
7. Yellow Leaves
8. Scarecrow
9. Nothing Else

 

LINK:

Web: http://www.artplanetzero.com/

Facebook: https://www.facebook.com/artplanetzero/

 

Per i lettori bolognesi, l’articolo sugli ART sarà pubblicato anche sul magazine PILOTA.