ALIBIA – TRA TUTTO E NIENTE

Quasi un decennio di attività; varie affermazioni in manifestazioni prestigiose (Arezzo Wave, Rock Targato Italia…); il titolo di “miglior band emergente del 2003” assegnato da Musica! di Repubblica; un bel disco alle spalle (“Confini” del 2004, anch’esso recensito in questo spazio); la collaborazione con Giacomo Fiorenza (già al lavoro con Moltheni, Offlaga Disco Pax, Paolo Benvegnù…) per il nuovo “Tra tutto e niente”; due belle realtà come Compagnia Nuove Indye e Venus alle spalle… sono tutte premesse che attirano grande attenzione attorno agli Alibia.
In copertina la foto di un maglione, a rappresentare morbida protezione e calore al guado degli eventi della vita, troppo spesso danzanti sul confine tra pieno e vuoto, assenza e presenza… tutto e niente: le liriche s’intrecciano a questo leitmotiv, facendo di questo lavoro una sorta di concept-album.
Ascoltando le prime note di piano della canzone d’apertura di “Tra tutto e niente”, “L’attesa”, ritrovo tracce che portano dritte a “In continuo movimento” (“Come l’aria”, in particolare) dei Tiromancino, disco che considero particolarmente riuscito grazie alla incantevole commistione tra le melodie ora dolci ora sapientemente elettrificate di Zampaglione, la creatività elettronica di Andrea Pesce e il contributo letterario fornito da Adelchi Battista.
Questo richiamo non suoni come uno svilimento del sestetto campano, chè tutti lo sanno: difficile essere originali al 100%, impossibile non far emergere suggestioni e influenze di ascolti più o meno giovanili, bla bla bla… la sfida è rielaborare in chiave personale; se poi ci sono anche contenuti, qualità e spessore (e il cantato in italiano per il sottoscritto è notevole valore aggiunto), tanto meglio. In questo gli Alibia riescono molto bene, non c’è ombra di dubbio
“Mondocellofan”, seconda traccia, arriva dritta al cuore con il suo impasto riuscitissimo di chitarre e piano e con una gestione delle voci maschile/femminile che omaggia gli Scisma, la cui eleganza fa da spina dorsale alle 12 tracce di “Tra tutto e niente”.
Il pathos aumenta ancora con “I compiti di francese”: melodie efficacissime, un refrain mozzafiato e suoni vellutati che strizzano l’occhio ai Baustelle.
E così via, dalla malia di “Un grande niente” in cui la voce di Massimo Bonelli vibra nell’aria, le chitarre, come soffici fendenti (in un ossimoro voluto), ricordano qualcosa dei Mambassa, risultano cardinali e deliziosi i ricami melodici del piano e ottime le ripartenze; passando per l’energia coinvolgente di “Va tutto bene”; per la sbilenca e variopinta “Solo favole”; per l’ispiratissima e rockettara “L’errore”; per le sperimentazioni elettroniche di “Mai più” (ancora un richiamo ai Tiromancino di “Tutto intorno a noi” o “Polvere”); finendo al suono-carillon e agli archi soavi di “Bambina”.
Per concludere, un disco maturo e riuscito, a tratti davvero splendidamente, per una band che ormai può dirsi definitivamente affrancata dalla logorante etichetta di “emergente”. E se, come dicono quelli che se ne intendono, il mainstream, in tempo di myspace e roba simile, è destinato a sparire, quella che attende gli Alibia non potrà che essere, a pieno merito, una macro-nicchia.