Sziget Sound Fest 2006, giugno 2006, Teatro Kismet OperA, Bari

.2 GIUGNO
L’edizione 2006 del Sziget Sound Fest per il sottoscritto inizia con un viaggio Gioia del Colle-Bari che sarebbe stato meglio fare in gommone, considerata la pioggia a secchiate che cadeva giù sulla mia 106 da battaglia. Un viaggio decisamente ipnotico, se sommo al movimento automatico del tergicristallo la colonna sonora dei Mogwai gentilmente offertami dal mio autoradio (quello sì, nuovo).
Sono le 20:30, il teatro Kismet deve ancora riempirsi di gente ma il foyer pullula già di banchetti colorati a rappresentare Stampa alternativa, Legambiente, WWF, piccolo artigianato, LAV, Greenpeace…
Ad aprire la gara che mette in palio un posto al Sziget Festival di Budapest per il vincitore (più un posto al MEI per il secondo classificato e uno al Neapolis per il più votato dal pubblico) sono i Modaxì.
La scarsa affluenza di pubblico (sono le 21) probabilmente non facilita il raggiungimento di quel magico scambio empatico che spesso dà ad una performance un sensibile valore aggiunto. Il crossover dei Modaxì resta però di pregevole fattura.
Dopo una mezz’oretta tocca agli Astrea, band heavy rock completamente rivoluzionata nella formazione. Le 2 chitarre, unitamente al doppio pedale di Rah, garantiscono un impatto micidiale, ben coniugato con il canto femminile.
Si cambia radicalmente genere con i Contrada Caipiroska: un sound che è un impasto tra Caputo, Bandabardò e Capossela, una festa di percussioni, chitarre acustiche e spessore lirico. Molto bravi e apprezzati dal pubblico che si lascia andare alla danza.
Accanto al numero quattro in scaletta figura l’esplosione funky dei Queimada: voce pulitissima e un groove impeccabile.
Da Trani arrivano poi gli Orient Express che innestano su magma psichedelico improvvisi squarci elettrici di buon effetto, alle volte però eccessivamente pompati da una chitarra sopra le righe.
Chiudono i Carving, forti di una manciata di canzoni di ottima presa in chiave new wave: il pubblico apprezza decisamente, scrosciano applausi meritati e la giuria (presente, tra gli altri, Gilda Camero di Barisera) concorda: in finale finiscono Queimada e, per l’appunto, The Carving.
E’ passata da un pezzo la mezzanotte quando giunge il momento degli ospiti di questa prima serata: i Marta sui Tubi. Ricordo di averli ascoltati per la prima volta a Roma tre anni fa: aprivano al Black Out il concerto di Moltheni e mi impressionarono per le doti vocali del cantante Giovanni e per l’uso degli strumenti: una chitarra acustica e una batteria che da sole valevano più di un’orchestra. Anche stasera qui al Kismet offrono uno spettacolo davvero notevole, sobriamente irrobustito da un synth e da un pedalino delay Boss applicato alla voce. Apre “Via Dante” e subito il pubblico reagisce benissimo, intonando i testi e poi tributando applausi poderosi al cospetto di capolavori quali “L’abbandono” o “Vecchi difetti”. Prima di quest’ultima Giovanni esclama: “La prossima è una canzone con la quale abbiamo provato a diventare famosi ma la mafia non ci ha aiutati. E’ come la polizia: quando la cerchi non c’è mai”. A dimostrazione che l’ironia e l’umiltà sono doti rare ma che mai dovrebbero mancare a chi ha deciso di giocarsi la carta del lavoro con le 7+5 note…
3 GIUGNO
Le nuvole spremute e sparute che sporcano il tramonto mi accompagnano fino al Kismet per la seconda semifinale del Sziget Sound Fest 2006: serata che vira decisamente verso il rock, questa. Chiuderanno le Bambole di pezza.
La gara ha inizio con gli Ushuaia, band salentina che propone un sound che molto deve ai Litfiba più ispirati e che convince per compattezza e struttura compositiva.
La padronanza tecnica del Kif non può passare inosservata: rock-blues suonato con maestria e trasporto, stop and go chirurgici. Un gran bel live, insomma.
Si apre adesso la parentesi goth-dark-wave con i tarantini Ragion Pura che immediatamente impressionano con pezzi come “Metamorfosi” e “Isola”, perfetto connubio tra riff metallici, tastiere sognanti e canto femminile cristallino e sicuro. Da sottolineare il gran lavoro di una batteria esemplare.
Seguono i Godyva che, rispetto ai Ragion Pura, innervano il loro impianto sonoro di elementi più oscuri e maggiormente orientati verso il goth-metal.
E’ il turno dei foggiani Rocky Horror Fuckin’ Shit: voce-mitraglia, testi-denuncia, sound debitore delle lezioni di band quali Rage Against the Machine, Kina e Ritmo Tribale. Bravi e coinvolgenti.
Chiudono gli Jolaurlo: uno show impeccabile, una band compattissima con un repertorio che si stampa nel cervello e suggerisce cori da stadio, una miscela funky-reggae-punk-rock che scuote il numerosissimo pubblico scatenato sotto al palco. Chapeau.
La giuria ha deciso: in finale Ragion Pura e Jolaurlo si aggiungeranno ai già qualificati Queimada e The Carving. Gli Jolaurlo suoneranno inoltre al Neapolis Festival in quanto band più votata dal pubblico.
Come già scritto chiudono la serata le Bambole di pezza. Onestamente il loro show lascia perplesso più di qualcuno, non solo e tanto per l’aspetto musicale in sè, quanto per un’attitudine femminista effetto-boomerang. Aprono con “Paranoia”, propongono “Condensa” dal primo disco e così via, tra coretti, look vistosissimo e un punk che attira senza titubanze le attenzioni degli orecchi dei presenti sempre più scarseggianti solo quando viene proposta la cover di Hey Ho, Let’s go! dei maestri Ramones.
10 GIUGNO
Dopo un acquazzone pomeridiano niente male il tramonto concede un cielo quasi sereno: questo giugno sembra un novembre piuottosto impietoso. Riprendo la fedele 106 tra le mani e riparto con le tre ragazze che mi hanno accompagnato in questa tre giorni: Anna Maria Stasi (sue le foto), Anna Surico e Mika Laterza. E con un bel po’ di calda focaccia e qualche birretta di contorno.
Stasera i quattro gruppi finalisti concorreranno per il primo posto, che significa suonare al Sziget Festival di Budapest (in cartellone quest’anno, tra gli altri, Radiohead e Franz Ferdinand, questi ultimi già presenti nel 2005); chiuderanno gli Ozric Tentacles, unica data italiana, un’occasione ghiottissima per vedere all’opera dal vivo questi mostri sacri del prog sperimentale UK e mondiale.
Sottolineo che il lavoro della giuria non sarà agevole, le proposte sono tutte di buon livello, a dimostrazione del fatto che la Puglia può attualmente vantarsi di essere incontrastata fucina di talenti dalle grandi prospettive.
Alle 21:30 attaccano i Ragion Pura, attorniati da luci blu e violacee, perfette per le atmosfere affrescate dai 5 ragazzi di Taranto. Ricevo conferma delle impressioni ricavate una settimana fa: un’ottima band capace di snocciolare canzoni di grande presa, in bilico tra sferzate elettriche e melodie oniriche.
Seguono a una mezz’oretta di distanza i Queimada. Anche per loro devo confermare quanto già scritto, sottolineando ancor di più la bravura della vocalist, dall’uso del microfono, alla padronanza rigorosa dell’intonazione, passando per una gestualità corporea tipicamente soul.
Ed ecco salire sul palco i Carving: il loro sound anglosassone prende forma negli stessi 4 pezzi presentati il 2 giugno. New wave di gran classe, da non sfigurare accanto a Interpol o Editors. E credo di non esagerare: ho l’impressione che questi quattro ragazzi faranno strada.
Chiudono gli Jolaurlo: altro grandissimo show per una band che ormai ha spiccato il volo. La cantante Marzia trascina il pubblico e lo coinvolge in danze sfrenate, basso e batteria macinano ritmiche ora serrate, ora sincopate, le chitarre passano da riff saturi di distorsioni, ad arpeggi delicati, a pennate ska. Applausi finali. Per tutte le band in gara, aggiungo io.
E’ il turno della band ungherese che apre lo show degli attesissimi Ozric Tentacles: i Tanu TUva. Non poteva esserci band d’apertura più azzeccata: sonorità prog, abissi psichedelici, percussioni, synth…tutto disegna un movimento ritmico ondulatorio, ipnotico e il pubblico, ammaliato, quasi in trance, gradisce parecchio.
E’ da poco passata l’una di notte quando si apre il grande sipario che scopre il maxi-schermo adibito alle proiezioni che accompagneranno la performance degli Ozric Tentacles.”Evento” è la parola giusta. Lo si capisce dai cori e dalla densità del pubblico, dalla felicità e dagli abbracci degli organizzatori Antonello, Ettore e Giulio (L’Alternativa), dagli sguardi che incrocio in prima fila, dai sorrisi degli Ozric, esaltati da tanto calore. L’amico Nicola Morisco della Gazzetta del Mezzogiorno, lietamente sorpreso da un’affluenza di pubblico massiccia, mi spiega che in regia c’è la stessa persona che cura le proiezioni dei Grateful Dead, incrociando e miscelando le immagini di ben tre lettori.
La chitarra di Wynne inaugura il lungo viaggio. Scorrono le immagini. Mi è parso di distinguere dei dinosauri, ma ben presto vortici di colori e figure stilizzate hanno preso il sopravvento. I pezzi, pescati in un repertorio che conta più di una dozzina di dischi, sono cosmici e infiniti, i 4 tentacoli sono instancabili, sul palco si alternano ai synth, sfilano 3 chitarre tra cui un’acustica che è una poesia. Il pubblico è in visibilio. Manca un quarto d’ora alle 3 ma nessuno si è accorto del tempo trascorso tra distorsioni progressive-acid-rock, techno e world-music, ritmiche tribali, a tratti reggae ed esotiche, basso pastoso e suoni spaziali. Ripeto, un “evento” per tutti i fortunati che hanno potuto assistervi.
Difficile riprendersi da una cascata emotiva di così grande portata, ma bisogna ancora attendere la proclamazione dei vincitori: vincono The Carving (suoneranno al Sziget Festival di Budapest in agosto), secondi gli Jolaurlo (suoneranno al M.E.I., oltre che al Neapolis). La cosa che un po’ spiace è ascoltare i consueti mormorii di parte del pubblico che indugia con accanimento alle volte eccessivo su lamentele e critiche ai vincitori. Invece io penso semplicemente che trattasi di una band (accanto a Jolaurlo e alle altre 10 in gara) di cui ogni pugliese dovrebbe essere orgoglioso. Probabilmente convogliare le energie in maniera positiva e costruttiva sarebbe di beneficio per tutto il movimento musicale pugliese, servirebbe a incoraggiare investimenti strutturali e formazione professionale fondamentali per colmare lacune evidenti ma al contempo paradossali a fronte di tale fermento e potenziale.
Chiudo esprimendo i miei personali apprezzamenti all’organizzazione dell’Alternativa, allo staff del teatro Kismet (cito Vincenzo Cipriano per tutti) e ai ragazzi di Struktura che hanno proiettato su schermo in diretta tutte le fasi della manifestazione. Ancora una volta hanno realizzato una 3 giorni di live di assoluto valore, riuscendo a coinvolgere un gran numero di persone e dando l’opportunità a 12 validissime band di farsi apprezzare.
Buon Sziget a tutti voi!