Post Contemporary Corporation, Kamish, Antinomia, Spleen Caress, Nothin2lose

.Post contemporary corporation – Gerarchia ordine disciplina
Letteratura da ballo: è il genere fondato dai PCC, nonchè missione che ha spinto, tra gli altri, Dario Parisini (chitarrista, ex Disciplinatha e Massimo Volume, attore in diversi film di Avati e Ferrario), Valerio Zekkini (autore e declamatore dei testi, lussurioso e antiumano frontman) e Luca Oleastri (autore delle partiture elettroniche ma anche pittore digitale) a intrecciare percorsi culturali così diversi da risultare perfettamente complementari nel determinare l’incendio vorticoso di elettro-rock, sperimentazione e testi molesti e irridenti scatenato da questo cd.
“Manifesto di fondazione del futurismo” (sì, proprio quello di Marinetti) apre il cd e, forte di una alternanza pressochè impeccabile tra il noto “chitarrismo” di Parisini e vibranti geometrie elettroniche, lascia il segno.
Di qui in avanti, però, è Zekkini a impadronirsi della scrittura e a scagliare parole-sberleffo come punteruoli di roccia dura. Dubito che si possa restare impassibili, salvo avanzare l’ipotesi di un blocco dovuto all’imbarazzo di sentirsi un po’ coinvolti nella sprezzante descrizione di una società “bavosa e flatulente” piena di “gente che si fa le seghe con dei calendari”.
Kamish – Gold shower ep
Sex Pistols, White Rose Movement e Sonic Youth salterellano allegramente prendendosi a turno sotto braccio tra le sbilenche sferzate elettriche di questo ep.
Una voce a tratti delirante s’insinua tra bassi distorti e grasse ritmiche che in pezzi come “Too clever” o “From father to son” si colorano leggermente di blues’n’roll diventando irresistibili.
Se amate i gruppi sopracitati fate vostro questo Gold shower ep, ne è certamente all’altezza.
Antinomia – L’algebra del bisogno
Indie-rock: cosa vi dice? Agli Antinomia suggerisce un intro strumentale, “Bucine”, che è un manifesto del sound che seguirà nelle altre 5 tracce.
Distorsioni trascinate fino a feedback roboanti, batteria percossa coem fosse tempesta, voce e testi un po’ troppo Verdena. E qui sorge il problema di questa “Algebra del bisogno”: l’originalità. E’ un discorso vecchio, ma sempre valido, almeno in forma di tentativo. I riff di “Gdl” o “Drive in” per esempio non vanno in questa direzione.
Una maggiore ricerca e ascolti massimamente eterogenei non potrebbero far altro che giovare al sound e alla personalità del trio fiorentino.
Spleen Caress – Filantropia
Anche Filantropia viene presentato in forma di ep. Spleen Caress è un nome non nuovo per sulpalco. Evidenti i richiami a Mogwai e Sigur Ros, ancor più che ai Depeche Mode: avverto infatti che la dose rock d’atmosfera/cantautorale ha preso più spazio rispetto agli innesti elettronici e sintetizzati. E i risultati sono molto buoni.
Da rivedere alcune intonazioni vocali ma sono dettagli rispetto alle suggestioni di brani quali “Mojito” o “Speranze e ricordi”.
Nothin2lose – …faith?
Sin dalla copertina (signorina dallo sguardo languido e dalle tette che si affacciano generose da un giubbottino semi-aperto) i Nothin2lose comunicano la propria matrice musicale: hard rock/glam che fa l’occhietto a Bon Jovi, Poison, Europe.
La decennale esperienza del quintetto pugliese traspare da ognuna di queste tracce: voce sicura e perfetta per il sound dei Nothin2lose (con annessi cori e doppie voci), chitarre limpide e taglienti, sezione ritmica precisa.
L’alternanza di brani più sostenuti (molto efficace “Faith beneath the sky”) e di ballate (“Tears like rain”) funziona, nel pieno rispetto dei canoni del genere in questione.