Nord Wind, Bari, giovedì 13/3/2003

Presente gente per una sessantina di unità stasera al Nord Wind di Bari per assistere alle esibizioni live di Skill e Aye Davanita, due tra i gruppi ultimamente più attivi e interessanti nella scena barese.
Apre la band dell’ex Teclo Tiziana e siamo di fronte a un post-rock maturo e davvero ben eseguito. L’alternanza di melodie fascinose e sferzate distorte rendono la proposta accattivante.
I riferimenti degli Aye Davanita sono Afterhours in Italia e Pearl Jam all’estero: nel cantato sono più vicini ai primi (anche se non si producono nelle divagazioni ormai consuete per la band di Agnelli), nella fedeltà a oltranza per un rock’n’roll a tutto tondo sono invece assai affini ai secondi.
Ho scambiato quattro chiacchiere con Michele degli Aye Davanita e con Tiziana degli Skill.

Allora, Michele, parlaci un po’ degli Aye Davanita.
Nasciamo alla fine del 1988, il nostro background affonda le radici nel rock americano, iniziamo a suonare cover, soprattutto degli Afterhours, e a cambiare formazione. E’ stato difficile trovare un bassista qui a Bari, dove la cultura dell’indottrinamento musicale, del virtuosismo tecnico e dei conservatori è molto forte: noi avevamo bisogno di un basso lineare. Abbiamo vissuto la terribile esperienza di Sanremo rock: non è un luogo adatto a chi crede nella musica come libera espressione. Tutti i gruppi erano commerciali e avevano basi campionate. I criteri di valutazione dei gruppi erano discutibili. Si distrugge un sogno.
Cosa vi aspettate da una serata come questa, suonando nella vostra città?
La nostra è una necessità fisiologica. Se non suoniamo stiamo male. Non è una questione economica. Per adesso non si vede una lira. Qui a Bari suoni come puoi, ci sono mille difficoltà. C’è pochissima volontà di investire nella musica. Mai rassegnarsi e vivere le delusioni in modo troppo drammatico. Noi e gli altri gruppi emergenti dobbiamo rompere i coglioni finchè non diventiamo vecchi. Dobbiamo svegliare questa città. Il sindaco poco si interessa a questo mondo. Ha fatto diventare Bari vecchia un piccolo teatrino per pochi eletti. Si ignorano altre realtà molto interessanti perché non pubblicizzate. Bari vive ancora in un’apertura non completa verso il rock e pop, verso i generi non proprio tecnici. Primeggia il jazz e la musica elitaria.

E per il futuro?

Suonare, suonare, suonare e dividersi tra passione e lavoro. Sono arrivato a 26 anni e non mollo, non mollo più. “Apnea” è il nostro ultimo cd: 8 canzoni autoprodotte e autodistribuite.


Dunque, Tiziana, cosa ti resta dell’esperienza dei Teclo?

E’ stata un’esperienza molto bella, abbiamo fatto molte cose. Poi è finita per motivi personali e artistici. La nuova esperienza è ancora in evoluzione. Ci troviamo abbastanza bene, i Radiohead ci accomunano. Amiamo anche la scena noise americana.

Qui a Bari è più difficile intraprendere un percorso professionalmente musicale?

E’ più difficile perché ci sono pochi mezzi e luoghi. E mancano persone che investono. Però alla fine bisogna anche partire da qui.

Per il futuro?

Per ora stiamo capendo se la cosa può funzionare tra noi, poi si vedrà.