La PFM canta De André, l’emozionante live di Bologna

Ho scoperto le canzoni di Fabrizio De André quand’ero bambina. Mio padre me le suonava con la chitarra. Marinella, Bocca di rosa, Piero, Andrea erano per me personaggi tanto reali, quanto quelli delle storie che mi raccontavano i miei genitori.

Crescendo ho continuato ad ascoltare il Faber. Ho imparato a conoscere e apprezzare album come “Storia di un impiegato”, “La Buona Novella”, “Non al denaro non all’amore né al cielo”, “Anime salve”. E il disco, bellissimo, del live insieme alla PFM.

Per questo, quando ho varcato la soglia dell’Europauditorium, ero carica di aspettative. La Premiata Forneria Marconi che torna sul palco per celebrare i quarant’anni del tour con Fabrizio (e il ventennale della sua scomparsa)?

Un evento imperdibile.

In un teatro straripante di persone di ogni età (la data era sold out), la band – guidata da un emozionatissimo Franz Di Cioccio – sale sul palco e apre con “Bocca di rosa”. Il pubblico trattiene il respiro. Sono in tanti a muovere le labbra come me, perché la canzone la sanno tutta a memoria. E poi, in una sequenza senza pause, i musicisti eseguono “La guerra di Piero”, “Andrea”, “Un giudice”.

Impossibile fermare i ricordi e trattenere gli applausi.

Dopo “Rimini”, in cui il pubblico vince la timidezza e si unisce al coro, e “Giugno del ‘73”, Di Cioccio prende la parola per introdurre il set successivo. È il regalo di compleanno della Premiata Forneria Marconi per i settant’anni di Fabrizio. Compleanno che il Faber non ha potuto festeggiare qui con noi, ma che forse – immagina Franz – avrà trascorso a discutere con Hemingway o con Oscar Wilde.

È un dono che Fabrizio avrebbe sicuramente apprezzato, come l’abbiamo apprezzato noi: i brani de “La Buona Novella” – disco che il Faber amava moltissimo – arrangiati dalla PFM. Musicisti tanto diversi da lui, e, forse proprio per questo, per lui così affascinanti. Il set comincia con “L’infanzia di Maria”, prosegue con “Il sogno di Maria” e “Maria nella bottega del falegname”, e si conclude con “Il testamento di Tito”.

Ma le sorprese non finiscono qui.

Anzi, è a questo punto che il concerto raggiunge il suo momento più commovente. Franz Di Cioccio annuncia un esperimento, il loro abbraccio a Fabrizio, e si sposta dietro la batteria. La band comincia a suonare “La canzone di Marinella” e all’improvviso, dagli altoparlanti, si diffonde la voce di De André. Per me, che non ho mai avuto la possibilità di ascoltarlo dal vivo, è stata un’emozione fortissima.

Ho chiuso gli occhi, immaginandolo sul palco. Mi è scesa una lacrima, e non penso di essere stata l’unica. Solo chi ha condiviso pensieri, parole e musica con lui, solo chi ha vissuto insieme a Fabrizio l’emozione del palco, poteva regalarci un omaggio tanto coinvolgente.

Il concerto si avvia verso la chiusura. La band intona prima “Zirichiltaggia”, poi una scatenata “Volta la carta” – che il pubblico, non potendo ballare, segue battendo le mani – per concludere con quel capolavoro di “Amico fragile”.

La PFM saluta, ma manca ancora “Il pescatore”. Il pubblico chiede il bis, i musicisti tornano fuori a suonarcela. Poi chiudono con due chicche del loro repertorio “Celebration” e un inizio, accennato, di “Impressioni di settembre”.

Chissà se hanno sentito che noi, dalla balconata, l’abbiamo cantata tutta, fino alla fine.