JOLAURLO, LOS BASTARDOS, THE CARVING, SORELLE KRAUS, NDCKAOS, LOU FUNK, WRONG WAY, GRIPWEED, ALKEMIA, LA MENADE, HV

<JOLAURLO – D’ISTANTI
Esce per Tube records, distribuzione Venus, “D’istanti” primo vero disco pieno degli Jolaurlo. Non mancano episodi contenuti nei precedenti demo, rivisti con rinnovato gusto e arricchiti di sonorità ovviamente più curate e squarci elettronici azzeccatissimi (“Disconnection”). Risulta vincente e convincente la miscela ska-rock (perfetta in “Semplice e imperfetta” e “Teatro di burattini”) della band metà barese metà bolognese, che adesso si cimenta anche in arrangiamenti a tratti più indie-pop (“Naif”, “Ansiolitic”, “Mercato delle lacrime”), dunque accattivanti per un pubblico meno ortodosso. Ancora una volta la voce di Marzia trascina e emoziona, passando da metriche-mitragliatrice a vocalizzi accattivanti. Disco maturo, eterogeneo, bellissimo.
LOS BASTARDOS – EFFETTO DOMINO
Più di dieci anni di attività, tre dischi alle spalle (contando questo “Effetto domino”, uscito in un bel formato digipack per Nagasaki records e distribuito Venus), un curriculum niente male (si citano la partecipazione ad Arezzo Wave e la presenza in un compilation targata Rocksound nel 2000). Si presentano così i Los Bastardos, quintetto crossover dalle liriche socio-politiche: “Essere umano?” (singolo del full lenght) ipotizza una deriva aliena per le azioni dei potenti del mondo e denuncia l’ottusa prepotenza dell’Occidente (“non vedere, non sentire, non parlare, non pensare…beato beve, beato consuma, dorme!”); “Diavoli e bestie”, la canzone più tirata del lotto, parla delle Bestie di Satana e della loro annoiata idiozia; c’è spazio anche per i fatti di Genova (“Porta Genova”). Le strutture dei pezzi possono definirsi una sorta di mix tra Zappa e Audioslave. 11 tracce in tutto all’interno delle quali si alternano episodi più ispirati e momenti più anonimi, probabilmente accentuati da una voce alle volte troppo piatta.
THE CARVING – PROMO 2005
Argomento più volte richiamato: è arduo stravolgere la musica con un’invenzione innovativa tout-court. Per molti addetti ai lavori il miglior disco dell’anno è stato “Socialismo tascabile” degli Offlaga Disco Pax. Bellissimo anche per quanto mi riguarda, è di sicuro sul podio, ma certamente non dell’originalità. Se vi piacciono Editors, Rakes o Interpol non possono non piacervi i Carving. Dai suoni al timbro vocale, passando per le ritmiche, il riferimento è evidente in tutti e tre i pezzi. Ma i quattro ragazzi hanno dalla loro una padronanza tecnica e un senso della melodia e del refrain che respinge il rischio dello scialbo scimmiottamento. Bravi ed emozionanti, ballabili sotto strobo filtrati dalla nebbia.
SORELLE KRAUS – LUNATIC EP
Esce per O’Style Records questo ep del quartetto punk Sorelle Kraus, dall’Emilia Romagna. 11 brani tirati, distorti, scorretti. I richiami ai Ramones sono inevitabili (strutture giocate su pochi accordi e tanto impatto), così come la voce tira in ballo ora le Hole della Love, ora le Elastica. Dalla loro le Sorelle Kraus hanno anche un’attitudine live davvero notevole e fondamentale per brani al fulmicotone come “Nervous Equipment” o “The dancing eye”.
NDCKAOS – PROMO 2005
Rischio di diventare noioso. Inserisco il cd nel portatile e le nuove casse appena collegate diffondono una batteria elettronica che apre questo Promo 2005 di una band il cui repertorio è una miniera d’oro. Hit dopo hit, attraverso le 5 tracce snocciola brani elettro-rock dance che farebbe ballare mia nonna. Le tastiere fanno un lavoro enorme che rendono assolutamente supeflua la chitarra (infatti assente ma non se ne accorge nessuno), le ritmiche di basso-batteria si intrecciano perfettamente alle programmazioni, la voce di Daniela Paradiso fa il resto, encomiabile sia per timbro che per linee vocali. Vi piacciono i Planet Funk? Fate un salto su www.ndckaos.com, approfondite la conoscenza di questa band, ne vale davvero la pena.
LOU FUNK – TR.INCEA
L’intro “Onde sonore” contiene un campione tratto da “Fracchia la Belva Umana” con Lino Banfi. Questo già potrebbe bastare a farmi amare questo disco. Non sono un assiduo ascoltatore di rap ma l’abilità di Lou Funk nel tessere liriche argute (ma anche toccanti: “Dirsi addio”) e rime impeccabili parla da sè. L’obiettivo (colto) è quello di insinuarsi nelle menti dei benpensanti, anche a rischio di risultare scomodo o impopolare. Il funk, come ovvio, è cardinale, i beat e l’intero lavoro è “fatto in casa”, questo rende ancora più merito alla creatività e all’inventiva di Lou Funk. Tra i riferimenti stilistici può citarsi Frankie Hi-Nrg Mc.
WRONG WAY – ILLUSIONI
I Wrong Way presentano 4 tracce di rock fortemente influenzato dal prog anni Settanta e che strizza l’occhio ai Timoria di “Ritmo e dolore” (si ascolti “Notturno”) e “Viaggio senza vento” oppure alle Vibrazioni. I cinque ragazzi hanno registrato e prodotto il cd in proprio, tuttavia la padronanza strumentale, la voce sicura di Marco Dello Russo e la maturità degli arrangiamenti rende “Illusioni” un lavoro più convincente di tante altre produzioni altisonanti. Anche il lavoro sulle liriche è portato avanti con piena cognizione: la sostanza dei testi si concilia perfettamente con metriche non esattamente agevolate dal genere suonato e dalla lingua italiana. Bravi.
GRIPWEED – THE UNEXPECTED EP
Un anno e mezzo fa avevo recensito “A solid castle of sand” dei Gripweed sottolinenado il forte legame della band di Cristiano Rosa con la scuola elettro-wave. Effettivamente questo nuovo ep ribadisce quella netta propensione: si parte con “Sweet sweet sorrow”, pezzo di grande atmosfera in cui dominano le influenze dei Depeche Mode, nei synth e nei suoni di chitarra. Ma i Gripweed sanno anche far ballare: “Burst” in questo senso è un brano davvero “strategico”. Ma questo ep è un continuo alternarsi di brani rarefatti e brani più sostenuti: con “Theme from the…” infatti i bpm si rilassano per poi pulsare nuovamente nel post-punk di “I can be my wife”. Si chiude col mix decostruito di “Burst”. Un ulteriore passo avanti (l’intonazione vocale è nettamente migliorata) per una band dalle grandi potenzilaità e prospettive.
ALKEMIA – PROVINI 2005
I romani Alkemia fissano 10 pezzi del loro repertorio confermando ottime qualità e in fase compositiva e in fase esecutiva. L’impostazione vocale vive di improvvisi sussulti in falsetto che riportano alla mente Marta sui Tubi e Negramaro. Ma ciò che continua a sorprendermi degli Alkemia è l’assoluto agio con cui passano da atmosfere radiofoniche (“Amante”) a schitarrate potenti (“Tubi di colore”, “Certezze”). Pezzi come “Identità” o “Ingenuità” hanno refrain perfetti. Insomma, prevedo un futuro ad altissimi livelli.
LA MENADE – CONFLITTI E SOGNI
“Conflitti e sogni” esce per Load Up records, distribuzione Venus e contiene sei canzoni di potente impatto rock sguinzagliate da 4 ragazze romane: lo si capisce subito dal riff tagliente di “Inquietudine”, che apre il lavoro e si connota per un refrain immediatamente assimilabile (altrettanto efficace risulta essere quello di “La differenza”). La Menade è abile tuttavia nel rendere eterogenee le atmosfere: si pensi ad “H174 517” e al suo pulsare ritmico vagamente pop-wave Ottanta, oppure al riff heavy cadenzato di “Strane idee”. Non viene trascurato nemmeno l’approccio più lento ed emozionale (“Sei per me”), con punte di grazia testuale decisamente femminile e accentuate dall’intensa voce di Tatiana. Chiude il lavoro la strumentale “Wheeling”, uno psichedelico ibrido elettro-heavy rock. Consigliato caldamente a chi crede che il mondo del rock sia impenetrabile monopolio maschile.
HV – DI VERO NIENTE
Lo ripeterò, forse invano come altre volte: sarebbe opportuno inserire nel pacchetto postale con cui spedite il cd qualche nota sul gruppo (biografia, curriculum, rassegna stampa…). Passiamo a “Di vero niente”: rock, ora melodico, ora aggressivo, con voce femminile che decanta testi a volte davvero interessanti (e discutibili, nel senso che toccano punti su cui ogni convinzione può risultare opinabile: “Embrione”), spalmato su 9 tracce. Ascoltando “Di vero niente” emerge l’esigenza di fare cernita, concentrandosi sui pezzi più convincenti e meglio strutturati (“Di vero niente” o “Amata dea”, per esempio), mettendo invece da parte quelli meno ispirati che rischiano di appiattire l’intero lavoro a causa di un’esagerata ridondanza melodica.