ART – Asylum, l’album e l’intervista

Li abbiamo scoperti qualche anno fa, in occasione dell’uscita del loro disco d’esordio “Planet Zero”. Li ritroviamo con piacere oggi, dopo la pubblicazione del secondo album “Asylum” e il recentissimo lancio del video del singolo “No Way Out” (piccola gemma di animazione 3D, firmata da Gokalp Gonen).

Stiamo parlando degli ART, band prog rock bolognese, formata da Enrico Lorenzini (tastiere), Denis Borgatti (voce e piano), Roberto Minozzi (chitarra), Diego Quarantotto (basso) e Ivano Zanotti (batteria). A loro si sono aggiunti con entusiasmo, proprio nella registrazione di “Asylum”, anche due ospiti di fama internazionale: Stef Burns (Alice Cooper, Huey Lewis and the News, Vasco Rossi) e Vince Pàstano (Vasco Rossi, Luca Carboni).

Il risultato sono nove tracce emozionanti e suggestive, in cui sonorità progressive e incisivi refrain melodici si fondono con un groove più (hard) rock, metal per certe sfumature, dark in altre. Il concept alla base dell’album riprende quello del primo disco. L’alieno cieco, che con uno strano marchingegno osservava Planet Zero, in “Asylum” riesce a raggiungere quel pianeta e a prendere contatto con le creature che lo abitano. L’obiettivo? Sentirsi finalmente al sicuro. Forse…

Abbiamo avuto occasione di rivolgere qualche domanda a Enrico Lorenzini, tastierista e fondatore degli ART. Ecco quello che ci ha raccontato. 

Ciao Enrico, grazie per averci dato l’opportunità di rivolgerti qualche domanda. Cominciamo dal principio: come sono nati gli ART? Ci vuoi parlare un po’ del vostro progetto?

Ciao, gli ART sono nati nel 2012 sostanzialmente per gioco, mettendo insieme amici / musicisti con i quali ho suonato in passato e dove si è instaurato un bel rapporto di amicizia e di reciproca stima musicale. Il nostro primo pensiero era suonare ciò che ci piaceva, senza considerare la commerciabilità e fruibilità del prodotto / band per eventuali live. La finalità era suonare e divertirci. Man mano che passava il tempo, dopo qualche concerto dove siamo rimasti increduli per la risposta entusiasmante da parte del pubblico, consci che la band avesse una bella magia, una sera proposi di comporre e suonare qualche nostro brano, che magari era nascosto nel cassetto. Dopo une settimana abbiamo messo insieme tantissime idee, tantissimo materiale, e così nel 2014 iniziammo a lavorare a quello che sarebbe stato il nostro primo album, “Planet Zero“.

E “Asylum”, uscito a ottobre dell’anno scorso, rappresenta proprio la continuazione di “Planet Zero”. L’alieno cieco, che scrutava a distanza questo strano pianeta, nel secondo disco finalmente riesce a raggiungerlo. Ti va di raccontarci qualcosa sul concept che sta alla base dei vostri album?

Planet Zero” era l’inizio del concept e “Asylum” è il suo proseguimento, l’alieno è arrivato nello strano pianeta che scrutava, è arrivato per cercar di comprendere le emozioni delle persone che lo abitano, per osservare i comportamenti e addentrarsi nelle menti, nei pensieri, nella logica comportamentale.  La scrittura del narrato, come per il teatro, è cucita su misura sull’emozionalità di ogni momento di ogni canzone, come a enfatizzare il racconto attraverso la musica. Abbiamo voluto scrivere nove brani, nove testi, dove non hai una narrazione puramente descrittiva e cronologica del racconto, ma un insieme di nove racconti, che potrebbero apparentemente essere slegati tra loro, se non fosse che, leggendoli nella loro interezza e nella sequenza proposta del cd, formano, come in un mosaico, un insieme di piccoli tasselli che ti aiutano a vedere l’immagine creata attraverso gli stessi.

Lo straniamento, la paura, ma anche la curiosità del diverso, la ricerca di un luogo in cui sentirsi al sicuro… trovare asilo, appunto. Come si fa a mettere in musica concetti e sentimenti tanto complessi?

La bellezza dell’arte in generale è proprio quella di, attraverso la forma espressiva scelta dall’artista, sintetizzare un concetto in un’opera. Dove ci sono momenti di drammaticità narrativa la musica avrà toni forti e intensi, mentre su momenti più leggeri la musica sarà più tenue, più aperta ed accessibile. A disposizione noi abbiamo testo, musica e copertina, quelle sono le tre forme di espressione che dobbiamo sfruttare al meglio per rendere un concetto.

Asylum” è la prova che il prog non è morto. 🙂 Quali sono gli ascolti che vi hanno influenzato e in che cosa pensi che si differenzi la vostra musica?

Innanzitutto, grazie per annoverarci tra coloro che portano avanti un genere certamente di nicchia, ma ascoltato da persone sempre attente, pronte ed educate (all’ascolto, intendo). Per quanto riguarda gli ascolti che ci hanno influenzato, direi tutto e niente: tutti ascoltiamo tantissima musica e di differenti generi, oltre al prog e al rock, ogni nostro ascolto ha generato e genera approcci esecutivi e di scrittura differenti in base a ciò che momento per momento vogliamo fare.

In merito all’ultima domanda, sono fiero del fatto che il nostro album sia difficilmente collocabile a livello di stile musicale, non si più dire che sia un disco prog puro, non può essere considerato solo hard rock, AOR o rock pop, e nemmeno dark pop. In pratica il non sapere cosa ti aspetti nel brano successivo e, se per farti l’idea della band si è costretti ad ascoltare tutto l’album, allora quello è il mio obiettivo. Siamo gli ART.

Dal punto di vista del suono, quali sono gli elementi di continuità rispetto al primo disco e in che cosa, invece, il secondo è diverso?

Abbiamo cercato di evolvere rispetto al primo album la scrittura, gli arrangiamenti e i dettagli, volevamo che rimanessero brani ascoltabili, ma con soluzioni più intriganti a livello compositivo; per questo, anche se spesso ci sono linee melodiche apparentemente semplici la sezione ritmica e gli incastri degli strumenti sono fatti ad hoc. Siamo sempre noi e credo che si senta, non volevamo riproporre un secondo “Planet Zero“, era già stato fatto e non aveva senso tornare a esplorare un territorio già visitato, volevamo guardare oltre e continuare la nostra ricerca.

In un momento storico in cui le modalità d’ascolto sono radicalmente cambiate rispetto al passato, in cui l’ascolto è molto più veloce, forse anche meno attento, trovo che registrare un concept album sia una scelta piuttosto coraggiosa. Qual è il pubblico che avete in mente, se ne avete uno?

Fortunatamente riceviamo tanti attestati di stima da ogni tipo di ascoltatore, credevamo fosse più di nicchia la nostra proposta musicale di quanto nella realtà non sia. Tutti i progetti propri in questo periodo hanno difficoltà nella diffusione, nessuno escluso e nessun genere si salva. I nostri primi fan sono stati i nostri amici musicisti, incuriositi dal voler vederci all’opera nell’esecuzione di brani un po’ più difficili. Conquistare un musicista non è facile perchè non guarda solo al lato emozionale, ma vede anche tutti i dettagli tecnici compositivi ed esecutivi, ricevendo da loro feedback positivi la strada era in discesa.

Cosa pensate del panorama musicale italiano contemporaneo e degli attuali artisti emergenti?

Noi, come sai, siamo di Bologna e di conseguenza i primi italiani che andiamo ad ascoltare sono le band concittadine. Non ci crederai, ma in questi ultimi tre o quattro anni in auto o in casa ascolto al 70% band dell’hinterland bolognese. Vado al loro concerto mi compro il loro cd oltre a vedere uno spettacolo dal vivo, a stare in compagnia e a passare una piacevole serata. C’è tantissima ottima musica “underground”, c’è di tutto, di tutti i generi e quasi tutti album ben fatti e ben prodotti. Il livello tecnico è molto alto, quindi non senti più le demo cassette degli anni 80/90, ma senti veri e propri album. Io parto da Bologna, ma l’Italia è piena di ottime band, poi, può piacere o meno perché ognuno ha i suoi gusti, ma il panorama italiano potrebbe sommergere di musica il mondo. Non musica, ottima musica.

Quali sono i vostri progetti per il futuro? Ci sarà un terzo episodio?

La band è stabile, i rapporti umani tra noi sono ottimi, sul palco ci divertiamo come non mai… questa è un’ottima base per iniziare i lavori per un terzo album. Abbiamo già delle idee e nuovi potenziali brani, dobbiamo ancora vederci per definire che direzione vogliamo intraprendere, ma sicuramente “Asylum” avrà un seguito.

Come possono seguirvi i nostri lettori?

Sul nostro sito www.artofficialband.com, al suo interno troverete i link con i canali social, video e lo store online dove è possibile acquistare cd, vinili, t-shirt, spille e tanto altro. Avevamo in programma parecchi concerti per l’Italia. Causa il momento (Covid19), purtroppo, tutto è saltato, ma siamo confidenti che si potrà ripianificare in futuro, quindi seguiteci e rimanete aggiornati. Grazie e un saluto a tutti i vostri lettori!

ART – “Asylum“(2019, Sliptrick Records)

Track list:

  1. No way out
  2. Black mist
  3. B. Case
  4. Seven stones
  5. The doctor
  6. Room 46
  7. Asylum
  8. The box
  9. Hide the light

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